(di Paolo Danieli) Il sistema sanitario su base universalista è sottofinanziato. L’opposizione, che fa il suo mestiere, dice che la Meloni ha tagliato le risorse destinate alla salute degli italiani. Lei invece afferma che i 136 miliardi destinati al fondo sanitario è il massimo storico. Ed è vero, in termini assoluti. Come è vero che i governi di sinistra sono stati quelli che la sanità l’hanno sempre relegata al ruolo di Cenerentola della politica italiana.
Ma la stessa sinistra ha gioco facile nell’attaccare la Meloni. In effetti il sistema sanitario vicino al collasso, la gente è incazzata perché per curarsi tempestivamente deve rivolgersi al privato e se ti tocca di andare al Pronto Soccorso le ore d’attesa non si contano e il “Pronto” diventa una promessa non mantenuta.
Dal canto suo il governo sbandiera i 136 miliardi destinati al capitolo sanità, un record nelle leggi di bilancio.
Il sistema sanitario è sottofinanziato. I numeri
Ma non è dai numeri assoluti che si può giudicare adeguatezza delle risorse destinate alla sanità, ma dal rapporto con il Pil, ovvero fra la ricchezza prodotta dal paese e la quota che va alla salute.
E qui siamo messi male. Se questo rapporto era del 6,6% nel 2023 è sceso al 6,2% per il 2024 e i 2025 e cala al 6,1% per il 2026. Sotto la media europea: in Francia è dell’8,9% e in Germania dell’11%.
In Italia la sanità pubblica è sottofinanziata. E’ il dato che emerge da questo parametro universalmente assunto come indicatore reale.
E da questo nasce l’appello che 14 scienziati hanno rivolto al governo con un documento che riafferma come irrinunciabile il servizio sanitario pubblico che oggi è in crisi. “La vera emergenza – scrivono- è adeguare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del Pil). Ed è urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute, ma contribuisce anche alla coesione sociale”.
“Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito”
“Questo accade perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil (meno di vent’anni fa). Il pubblico garantisce ancora a tutti una quota di attività (urgenza, ricoveri per acuzie), mentre per il resto (visite specialistiche, diagnostica, piccola chirurgia) il pubblico arretra, e i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato”.
Andando avanti così, sostengono gli scienziati, tra i quali il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi andremo a finire come in America, dove la salute costa molto di più e l’aspettativa di vita è di 6 anni inferiore alla nostra.
Sulla sanità bisogna investire di più, sostengono gli scienziati. In Italia “2 ospedali su 3 hanno più di 50 anni e 1 su 3 è stato costruito prima del 1940. E il personale non è adeguatamente retribuito e valorizzato. I cittadini sono sempre più insoddisfatti e i medici e gli infermieri in fuga.
Gli scienziati non dimenticano nemmeno la medicina territoriale: la continuità assistenziale, ovvero il sistema ospedale-territorio-domicilio, non ha fatto i passi avanti che avrebbe dovuto fare anche considerata l’anzianizzazione della popolazione. “Oggi il problema non è più procrastinabile: tra 25 anni quasi 2 italiani su 5 avranno più di 65 anni (molti di loro affetti da almeno una patologia cronica) e il sistema, già oggi in grave difficoltà, non sarà in grado di assisterli”.
Conclusione: la sanità è sotto-finanziata. La Meloni, il ministro Schillaci e l’intero governo non possono non saperlo e nemmeno possono mettere la testa sotto la sabbia. Delle due l’una: o portano subito il rapporto spesa sanitaria/Pil almeno all’8%, oppure devono riformare il sistema. Prima che la bomba sociale sanità gli scoppi in mano.