L’antibiotico resistenza è un problema tra i più gravi, anche in prospettiva futura. E’ ormai assodato che l’uso sconsiderato degli antibiotici, e non solo quelli prescritti regolarmente e somministrati secondo necessità, ma anche e soprattutto quelli disseminati nell’ambiente dagli allevamenti intensivi di animali, stanno creando e creeranno problemi sempre più gravi.
Nei 2 ospedali di Verona l’utilizzo degli antibiotici si è ridotto del 40% nell’area pediatrica, del 30% nelle medicine e del 25% nelle chirurgie, aree in cui l’impiego è più massiccio. In Italia la riduzione media è dello 0,6%.
E’ il risultato dell’impegno iniziato nel 2018 con il progetto SAVE (Stewardship Antibiotica di Verona), multidisciplinare, coordinato dalla professoressa Evelina Tacconelli, direttore dell’Uoc di malattie infettive. Oggi AOUI veronese è la prima Azienda ad elevata complessità in Veneto per attività di controllo delle prescrizioni e tra le più virtuose in Italia.
Antibiotico resistenza. Ogni anno 1000 morti in Italia
L’antibiotico resistenza in Itala causa ogni anno circa 11.000 morti e si stima che le infezioni da batteri multi-resistenti saranno la prima causa di morte entro il 2050. Un uso eccessivo e spesso improprio degli antibiotici in ambito umano, veterinario e zootecnico ha trasformato questo fenomeno in una delle principali emergenze sanitarie globali. L’antibiotico-resistenza è la capacità dei microrganismi di mutare e resistere a molecole potenzialmente in grado di ucciderli o arrestarne la crescita, causando quindi le infezioni ospedaliere.
I dati sull’importante risultato raggiunto in Pediatria sono stati appena pubblicati sulla rivista internazionale Journal of Hospital Infection, dimostrando il valore dell’esperienza veronese a livello internazionale. Proprio in questi mesi inoltre, nell’ambito del progetto europeo Reverse, coordinato dalla professoressa Tacconelli e dalla dottoressa Elena Carrara, AOUI si sta preparando a fare da leader nel coordinamento delle attività di Stewardship in 24 ospedali in Europa utilizzando metodi innovativi calibrati a livello locale.
Le attività di Stewardship Antibiotica del progetto, sostenute con 2.5 milioni di euro di fondi dell’Unione Europea, coinvolgeranno anche la stessa AOUI a partire da maggio 2024 per consolidare e rendere sostenibile nel tempo il lavoro compiuto negli ultimi 5 anni.
La settimana scorsa, a Zurigo, si è svolto un workshop per lo studio e la messa in pratica delle strategie pianificate per ottimizzazione dell’utilizzo di antibiotici, nel quale hanno preso parte 2 medici ed un farmacista dell’Azienda ospedaliera, oltre alla professoressa Tacconelli e alla dottoressa Carrara che hanno contribuito all’organizzazione dell’evento.
Il coordinamento europeo in capo alla professoressa Tacconelliè il naturale proseguimento del precedente incarico nazionale come membro del Gruppo ministeriale, che ha redatto il Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza 2022-2025, pubblicato lo scorso 3 febbraio. Per mantenere l’efficacia degli antibiotici e tutelare la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente, il Ministero della Salute ha previsto per gli ospedali vari obiettivi, tra cui la riduzione del 5% del consumo di antibiotici sistemici.
Calisto Bravi, direttore generale AOUI: “La lotta alle infezioni resistenti agli antibiotici e alle infezioni ospedaliere passa attraverso le collaborazioni con centri di eccellenze europei quali le Università di Ginevra e Zurigo e l’Imperial College di Londra. Siamo orgogliosi di coordinare le attività sul buon utilizzo degli antibiotici e continuare così le iniziative per la riduzione della mortalità correlata alle infezioni resistenti agli antibiotici”.
Evelina Tacconelli: “Solo con la ricerca riusciremo a ridurre significativamente i decessi che si verificano per le infezioni resistenti agli antibiotici. I nostri studi e l’importante risultato raggiunto nelle pediatrie e in area medica sono stati pubblicati su riviste ad elevato impatto scientifico e fanno oggi da modello per altre realtà simili alla nostra”.
Elena Carrara: “Per noi la partecipazione al progetto è una grossa opportunità di miglioramento e di confronto con gli altri ospedali europei che affrontano problematiche simili in merito alla resistenza agli antibiotici”.