Una densa e dolorosa videointervista come esempio della resistenza alle dittature e della lotta per la conservazione della memoria. Una proposta culturale ancora più importante e necessaria in questo tempo in cui il negazionismo ha ritrovato fiato e seguaci, mentre le sofferenze del passato sembrano non contare più di fronte a una lotta politica che si nutre anche di discriminazioni e pregiudizi.
Domani sera la toccante videointervista per mantenere viva la memoria
Protagonista suo malgrado di questa storia, spinta dalla tragedia personale quanto dal dovere della testimonianza, è Vera Vigevani Jarach, ebrea di origine italiana, fuggita nel 1938 con la famiglia in America Latina a causa delle leggi razziali. La sua esistenza porta le ferite profonde segnate da due dittature che in epoche diverse l’hanno privata in modo straziante degli affetti più cari: il nonno, deportato e morto ad Auschwitz nel 1943, e la figlia diciottenne Franca rapita, uccisa e fatta sparire dai militari golpisti argentini. Due drammi uniti da un drammatico filo conduttore.
A questa amara eppure educativa vicenda umana e universale si potrà assistere domani sera, martedì 7 maggio alle 20.45 nella sala civica Giuseppe Garonzi in via Quinzano 24 (con ingresso aperto al pubblico e gratuito), per la serata finale di “L’uomo e il suo tempo”, ciclo di conferenze multidisciplinari organizzato in Seconda circoscrizione. Il format videointervista è stato scelto per concludere l’itinerario che collega percorsi attraverso la filosofia, il diritto, l’economia e la geopolitica per cercare di esplorare la complessità dell’essere umano e il suo ruolo nel mondo contemporaneo. La videointervista, a cura dell’Associazione Memoria Immagine, è un modo per onorare e perpetuare il ricordo favorendo la conoscenza di pezzi di storia ancora attuale. E a questo link è disponibile un testo raccolto da RaiCultura che racconta la vita e l’impegno di Vera Vigevani Jarach.