Intesa Sanpaolo e Prometeia hanno fotografato l’economia italiana: come un Giano bifronte ad una industria in spolvero si contrappone una famiglia che invecchia, guadagna poco e non spende più nella casa, ma nei servizi sanitari. Ci salva l’export e la nostra capacità manufatturiera che diventa il presidio che non possiamo abbandonare. Questa l’analisi:
Il fatturato dell’industria manifatturiera italiana dovrebbe stabilizzarsi sui 1160 miliardi di euro nel 2024, a prezzi correnti: +250 miliardi rispetto al 2019, a chiusura di un ciclo post-Covid da record. A prezzi costanti, le attese sono di moderato rimbalzo in media d’anno (+0,6%), grazie a un secondo semestre più dinamico che dovrebbe consentire di recuperare parte di quanto perso nel 2023 (-2,1%).
Dopo una prima parte dell’anno ancora debole, infatti, in linea con quella che è stata la tendenza prevalente nel 2023, si attende un secondo semestre di maggior dinamismo, grazie all’impatto positivo che il rientro dell’inflazione avrà sulla domanda interna e internazionale, e al conseguente ribasso dei tassi d’interesse.
Intesa Sanpaolo, l’impatto della fine del superbonus
L’indice Istat, che sintetizza il clima di fiducia delle imprese manifatturiere italiane, resta in territorio negativo ma è in costante ripresa dai minimi di novembre 2023. I giudizi su ordini e domanda sono in miglioramento, nonostante un saldo ancora negativo sia sul fronte interno che sui mercati esteri. Inoltre, si riscontra un minor pessimismo degli operatori relativamente alle attese sulla produzione, che potrebbe presto concretizzarsi in un’inversione ciclica, interrompendo la fase di caduta dei livelli di attività in atto dal secondo trimestre del 2023.
A rallentare il passo nel corso del 2024 saranno soprattutto gli investimenti in costruzioni, dopo il ciclo eccezionale degli anni post-Covid. La contrazione dell’edilizia residenziale, indotta da un contributo meno espansivo della riqualificazione (rimodulazione del Superbonus, stop definitivo alla cessione del credito e allo sconto in fattura), potrà essere compensata solo parzialmente dagli investimenti del genio civile, sostenuti dall’accelerazione attesa degli interventi legati al PNRR.
Fondamentale sarà il contributo del canale estero: in un contesto di progressiva ripresa della domanda mondiale, prevediamo esportazioni di beni manufatti in crescita del 2,6% nel 2024, a prezzi costanti. Buone opportunità di export emergeranno sia sui mercati extra-europei, soprattutto gli Stati Uniti, che stanno registrando performance superiori alle attese, sia all’interno dell’area UE, che nel 2023 aveva rallentato maggiormente in termini di scambi commerciali.
Intesa Sanpaolo: l’export verso USA più Europa e nicchie ad alto valore aggiunto
Per Intesa Sanpaolo, in questo contesto di maggior incertezza, la buona capacità dell’industria italiana di servire nicchie a elevato valore aggiunto continuerà comunque a favorire le nostre esportazioni, attese crescere a un ritmo medio annuo del 2,7% nel quadriennio 2025-28, a prezzi costanti. Anche le importazioni si manterranno vivaci (+2,5% in media d’anno, sempre a prezzi costanti, trainate dalle componenti necessarie a sostenere gli investimenti nella doppia transizione e dai beni di consumo di fascia bassa), portando l’import penetration oltre il 51% nel 2028 (dal 47% del 2023), ma senza frenare eccessivamente la crescita del saldo commerciale, che potrà superare la soglia record dei 140 miliardi di euro alla fine dell’orizzonte di previsione.
Anche il mercato interno darà un contributo positivo alla crescita 2024: in crescita i consumi che, favoriti dal recupero del reddito disponibile eroso dall’inflazione, potranno superare i livelli 2019 anche a prezzi costanti. A fare da traino saranno i servizi, a fronte di consumi di beni manufatti meno dinamici, con spunti di crescita per i beni durevoli per la mobilità e una tenuta della spesa per beni alimentari, che continuerà a incidere in maniera rilevante sulla spesa complessiva togliendo spazi di recupero al comparto abbigliamento.
Famiglie, più vecchie, più povere. Così i consumi sono fermi al livello del 2007
Intesa Sanpaolo mette l’accento sul fronte consumi, che a fine 2023 erano ancora inferiori ai livelli del 2007 (-1,1% a prezzi costanti, a fronte di un sorpasso già realizzato in Spagna +2,3%, Francia +12,6% e Germania +13,4%, nonostante la debolezza dell’ultimo biennio), le prospettive sono di modesta crescita, frenata dalla debole dinamica salariale, dai vincoli di reddito (che interessano un numero crescente di famiglie, in particolare con minori, e i giovani), e da riduzione e invecchiamento della popolazione.
In questo contesto, i settori che avranno le maggiori opportunità di crescita nel medio periodo sono quelli legati alla twin transition e ai mercati esteri, a iniziare da elettrotecnica (+2,6% medio annuo nel quadriennio 2025-28, in termini di fatturato deflazionato), meccanica (+2%) ed elettronica (+1,4%), davanti agli autoveicoli e moto (+0,9%). Positive anche le prospettive per largo consumo (+2,3%) efFarmaceutica (+1,9%), che oltre a una migliore tenuta sui mercati internazionali beneficeranno di una dinamica dei consumi interni più vivace rispetto ad altri comparti di spesa.
Ci attendiamo una complessiva tenuta di margini e redditività del manifatturiero nell’orizzonte di previsione (MOL medio al 9,2% e ROI medio al 7,8% nel 2025-28), che potranno stazionare su livelli elevati garantendo alle imprese una buona sostenibilità dei debiti connessi agli investimenti.
A sostenere la crescita manifatturiera saranno sia gli investimenti pubblici attivati direttamente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in ottica green, digitale e di infrastrutturazione del Paese, sia gli investimenti privati, indispensabili per proseguire nel processo di rafforzamento competitivo delle imprese.
Intesa Sanpaolo, l’impatto della silver economy
Un salto di produttività via investimenti materiali, immateriali e di upskilling del capitale umano, si prefigura necessario anche per garantire continuità di fronte a un quadro prospettico di progressivo calo demografico e di invecchiamento della popolazione, che influirà negativamente sulla forza lavoro, oltre che sui consumi interni.
Questi ultimi si manterranno su un sentiero di crescita modesta nell’orizzonte di previsione, soprattutto con riferimento ai consumi di beni manufatti. L’attenzione alla sostenibilità e alla tecnologia, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione, sarà controbilanciata dagli effetti della silver economy, ovvero da una maggiore propensione degli over-65 al benessere personale e alla salute, che favorirà la crescita dei consumi di servizi.
In assenza di provvedimenti di sostegno e di un potenziamento dei servizi pubblici di welfare, inoltre, rimarrà elevata la polarizzazione nella capacità di spesa dei nuclei famigliari, considerata la scarsa dinamica salariale e il progressivo aumento delle famiglie monocomponenti e di genitori soli con figli.