(di Rocco Fattori Giuliano) Il prossimo presidente della Commissione Europea? «Non ne conosco il cognome, solo il nome: Ursula». L’Europa a 35 Paesi? «La fase dell’ampliamento va ripensata: Ucraina e Georgia nell’Unione possono rappresentare ulteriori incognite. Meglio attendere». Elezioni da redde rationem in Europa? «Le elezioni lo sono tutte, non vedo perchè queste saranno diverse».
Romano Prodi, già presidente dell’IRI, del Governo italiano e dell’Unione Europa resta una delle figure più lucide riguardo alle sfide della politica e dell’economia. Al Festival dell’economia di Trento, questa mattina, non si è tirato indietro: «Se guardo all’atteggiamento dei cittadini, registro la tendenza degli europei a rimanere nell’UE per evitare instabilità, anche considerando come sta funzionando la Brexit che ha dissuaso molti dall’idea di lasciare l’Unione Europea, nonostante atteggiamenti contrari come quelli del presidente Viktor Orban in Ungheria».
L’Europa si appresta ad una nuova stagione di espansione: «Non ho problemi nel riconoscere i successi passati, ma prima c’è la necessità di riformare le istituzioni europee per gestire efficacemente un’Europa allargata. E’ chiaro che l’Europa funziona, come dimostra il successo economico di Paesi come la Polonia, ma le attuali regole non sono adatte a un’Europa allargata a 35 Paesi: e se l’inclusione dei Paesi dell’ex Jugoslavia e dell’Albania è indispensabile e fattibile, l’adesione di Ucraina e Georgia porterà sfide politiche ed economiche significative. E’ bene saperlo per tempo».
Gli USA stanno imponendo nuovi dazi alla Cina sulle vetture elettriche: accadrà lo stesso anche in Europa?
«E’ cambiato l’atteggiamento europeo verso Pechino, senza dubbio, ed è stato influenzato dall’ascesa di Biden e dalla tensione crescente tra Stati Uniti e Cina. Ma non posso non notare le discrepanze tra gli approcci politici e industriali fra le due sponde dell’Atlantico nei confronti della Cina: abbiamo sfide che l’Europa deve affrontare nel bilanciare la cooperazione economica con la protezione dei propri interessi. Con la decisione della Presidente della Commissione Europea di rinviare la questione dei dazi, l’incertezza sul futuro delle relazioni economiche con la Cina aumenta, insieme alla possibilità di una competizione tra i Paesi europei per gli investimenti cinesi».
Cosa bisognerebbe fare, allora?
«Io invito l’Europa a trovare un equilibrio tra collaborazione economica e salvaguardia degli interessi industriali, riconoscendo la complessità della situazione e la necessità di decisioni ponderate e innovative per affrontare le sfide globali. Io temo che la prossima commissione – che credo resterà governata da democristiani e socialisti con qualche piccola variazione sul tema – possa essere guidata da un mediatore a causa di un’eventuale impasse nelle decisioni».