(di Giorgio Massignan) Sono trascorsi 2 anni da quando si è insediata la nuova giunta e non si è ancora ben capito che tipo di città intenda proporre. La pianificazione urbanistica dovrebbe significare lo studio e le analisi destinate a scoprire le opportunità che offre il territorio per rispondere adeguatamente ai bisogni della collettività. Ma, da oltre 20 anni non è proprio così e l’obiettivo principale sembra essere stato quello di individuare le occasioni che permettono i maggiori guadagni agli investitori privati.

Dalla situazione attuale della nostra città, si desume un Centro Storico che si sta spopolando di residenti per trasformarsi in un contesto di consumo turistico; una periferia abbandonata a se stessa, carente di servizi, di luoghi di socializzazione e di verde; 

La pianificazione del territorio questa sconosciuta

un sistema del verde che denuncia la mancanza di circa 2.000.000 mq di verde rispetto alle norme urbanistiche, di cui 800.000 solo a Verona sud; un sistema della mobilità che si basa su un’infrastruttura inadeguata e tecnologicamente obsoleta, quale il filobus, che ha causato il taglio di centinaia di alberi sani e che non sarà in grado di sostituirsi, neppure in parte, al trasporto privato a motore ma, anzi, che ne peggiorerà la scorrevolezza riducendo la larghezza delle carreggiate; e un sistema culturale in cui si sovrappongono i piani di un ente privato, la Fondazione Cariverona con il “Piano Folin”, a quelli, se esistono, dell’amministrazione pubblica.

Per tentare di risolvere questi problemi, sarebbe necessaria una pianificazione realmente partecipata, in grado di intervenire sull’intero territorio comunale in modo organico, coordinando i vari sistemi: il residenziale, l’alberghiero, il terziario/commerciale, il produttivo, il culturale, dei servizi, della mobilità e del verde.  Invece, come nel passato, il motore delle scelte d’uso del territorio sono delegate alle varie “manifestazioni d’interesse” proposte dagli investitori privati, con la conseguenza di produrre una città “Arlecchino”.

La pianificazione del territorio questa sconosciuta

Per rispondere alla desertificazione del centro, durante la precedente amministrazione, si è concessa, ovviamente in deroga, la possibilità di trasformare l’ex sede della banca Unicredit di via Garibaldi in un importante polo alberghiero.  Questo precedente sta spingendo altri operatori economici a richiedere, sempre in deroga, il medesimo cambio d’uso di altri edifici quali il palazzo Bottagisio in via Leoni, il palazzo che ospita il caffè Dante nella piazza omonima, ed altri ancora.  Scelte che aumenteranno ulteriormente la destinazione turistica del nostro centro, che sta diventando inabitabile.

Nonostante l’invito da parte della Regione, dello Stato italiano e dell’Europa a non consumare altro suolo verde, a Verona sud si vorrebbe impermeabilizzare e cementificare l’ultima grande zona agricola rimasta, la Marangona, malgrado la presenza di tante aree industriali dismesse che potrebbero ospitare le attività previste nei futuri nuovi capannoni della Marangona. Ma, questa mancanza di un disegno globale sull’assetto urbanistico del nostro territorio ha origini lontane. 

La pianificazione manca da 20 anni

L’ultima amministrazione che aveva sviluppato un’idea di città è stata quella guidata dalla sindaca Michela Sironi. Infatti, aveva approvato e trovato i finanziamenti per un efficiente sistema di trasporto pubblico: la tramvia su rotaia, che in tante città è stata realizzata con ottimi risultati.  Aveva definito lo spostamento del museo di scienze naturali all’Arsenale, anticipando il MUSE di Trento. Aveva ipotizzato un importante campus universitario di primo livello alla Passalacqua, con il parco a disposizione della città, e il trasferimento della Facoltà di Giurisprudenza a palazzo Pompei, liberato dal museo, in modo da creare in Veronetta la “Città Universitaria”.  

La giunta Zanotto che seguì, non riuscì a realizzare nessuno di questi progetti. Le due successive amministrazioni del sindaco Tosi cancellarono la tramvia in favore del filobus, annullarono il progetto del campus universitario edificando una serie di edifici, in deroga, nello spazio della Caserma Passalacqua e bloccarono l’idea di spostare il museo di scienze naturali all’Arsenale.  Ma, anche le due amministrazioni tosiane, per fortuna, non furono in grado di concretizzare i loro progetti, quali il mega traforo della collina, la copertura dell’Arena, il cimitero verticale e altro ancora.  Permisero la realizzazione di vari centri commerciali, soprattutto a Verona sud. 

La seguente giunta Sboarina, diminuì i mc di cemento previsti dal PAT del sindaco Tosi e annullò il progetto tosiano di ristrutturazione dell’Arsenale, che doveva essere realizzato in project finance; ma non volle bloccare il filobus e ne iniziò i lavori.  Le 3 amministrazioni di centrodestra basarono la pianificazione del territorio soprattutto sulle “manifestazioni d’interesse”, con la conseguenza di approvare poli commerciali e alberghieri in numero eccessivo rispetto alle necessità di Verona, trascurandone i reali bisogni. Un esempio su tutti, la destinazione commerciale e direzionale dei Magazzini Generali, di proprietà della Fondazione Cariverona, che avrebbero dovuto diventare una cittadella della cultura.

Prima che sia troppo tardi è necessario e improrogabile evitare il consumo anche di un solo mq di suolo verde. Intervenire sulla ristrutturazione e valorizzazione delle aree industriali dismesse e del patrimonio edilizio non utilizzato, in particolare quello di proprietà pubblica.
In Centro Storico non permettere altre aperture, in deroga, di attività legate al consumo turistico e favorire altresì il ritorno di coppie giovani, mettendo loro a disposizione appartamenti a canone convenzionato, Mantova docet.

Definire il sistema del verde, collegando il parco dell’Adige con i futuri della Collina, delle Mura, della Spianà, dello Scalo Merci e della fascia verde dei forti austriaci extra moenia.  Rivedere il sistema della mobilità, cercando di utilizzare i lavori delle linee del filobus per intervenire sul decoro e sull’arredo urbano. Infine, programmare un sistema culturale che colleghi i vari musei ed edifici espositivi, considerando Castelvecchio e l’Arsenale il polo principale.

La pianificazione va gestita dagli eletti

Soprattutto, sarà determinante che il meccanismo della pianificazione urbanistica sia gestito dagli organi politici eletti con la partecipazione attiva degli esponenti della società civile. Inoltre, il ricorso alla deroga dovrà essere limitato ai veri casi di pubblica utilità e non all’apertura di centri commerciali o di hotel.Infine, sarebbe opportuno che tra gli esponenti della giunta e i cosiddetti “poteri forti”, non esistessero o siano esistiti rapporti di vario genere, per non ipotizzare possibili conflitti d’interesse.
L’antico detto “La moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma anche sembrare onesta”, è sempre attuale.