Le elezioni europee sono l’occasione per cambiare la maggioranza che comanda a Bruxelles. Se i partiti di destra otterranno il successo che hanno nei rispettivi paesi sarà possibile costituire una maggioranza di centrodestra al posto di quella di centrosinistra. E siccome i 2 maggiori partiti di destra sono Fratelli d’Italia e il Rassemblement National, è vero quello che il premier ungherese, Viktor Orbán ha dichiarato al giornale francese Point: “il futuro della destra in Europa è nelle mani di due donne: Giorgia Meloni e Marine Le Pen».
I partiti di destra crescono nei rispettivi paesi
Tutto dipenderà da quanto voti prenderanno. Sommati a quelli delle altre forze di destra, come Fidesz, il movimento dello stesso Orban, la Lega e gli altri partiti sovranisti che stanno crescendo in tutt’Europa, saranno determinanti per condizionare il Partito Popolare per costituire una nuova maggioranza.
La rottura fra il RN e il partito di destra tedesco, Alternative für Deutschland, è avvenuta il 18 maggio scorso quando il leader dell’AfD Maximilian Krah, ha detto: “Non dirò mai che chiunque indossasse un’uniforme delle SS fosse autenticamente un criminale (…) Bisogna valutare la colpa caso per caso”. La presa di distanza della Le Pen a 3 settimane dalle elezioni è funzionale proprio alla possibilità di un ricompattamento della destra su un livello più moderato.
Questo significherebbe rimettere in discussione due delle principali scelte politiche operate dalla coalizione di centrosinistra di Ursula von der Leyen.
Prima di tutte quella della case green, che per gli italiani si tradurrebbe in un’automatica svalorizzazione del loro patrimonio. Siamo infatti il paese con il più alto numero di proprietari di case, l’80%. Si calcola che la sciagurata decisione di imporre di rendere ecologiche le nostre abitazioni verrebbe a costare a ciascuno dai 40 ai 50 mila euro.
E se un o non li ha? Non importa. Per gentile concessione dell’Unione Europea potrà continuare ad abitarci. Con un piccolo particolare: il valore della sua casa dimezzerà. Un bel danno al patrimonio familiare. E anche a quello nazionale. E un bel business per quei fondi internazionali che si proporranno come acquirenti di chi sarà costretto a vendere. Insomma un vero esproprio.
La seconda scelta è quella di imporre a tutti di comprare l’auto elettrica nel giro di una decina d’anni in nome della sostenibilità. Come se su 8 miliardi di uomini l’inquinamento dipendesse dalle macchine di 440 milioni di europei! Una decisone che lascia molte perplessità sull’effettivo beneficio all’ambiente, soprattutto per quel che riguarda lo smaltimento delle batterie, e sull’efficienza delle auto elettriche che finora hanno un’autonomia molto limitata. Quel che è certo è che si tratta di un altro affare fatto con i nostri soldi che ci renderà sempre più dipendenti dalla Cina.
Queste solo le due scelte più eclatanti che la destra, se vincesse, potrebbe annullare. Ma ce ne sono altre non meno importanti, come quelle che riguardano l’agricoltura e il cibo.
Per non addentraci su questioni più pesanti, come la sudditanza dell’Ue agli Stati Uniti.
Se di queste ragioni tenessero conto quegli elettori che oggi pensano di votare a sinistra, per abitudine, per ideologia o per motivi legati alle vicende nazionali, cambierebbero subito il loro voto. E anche coloro che non vanno a votare. Ne va anche dei loro interessi.