(di Giovanni Perez) Molti timori accompagnano l’approssimarsi delle imminenti elezioni per il rinnovo del parlamento europeo. Così come dalle profondità dello spazio giunge a noi la luce di stelle ormai collassate e spente, dalle lontane origini dell’idea di Europa e delle sue radici, arriva a noi soltanto un’eco sempre più flebile. Esiste ancora l’Europa? E, se esiste, della sua storia millenaria resta a noi solamente un simulacro o v’è ancora di essa qualche cosa di vitale per cui possa valere la pena di sperare in un suo possibile futuro?
La rapida trasformazione in altrettanti aggregati multietnici di quasi tutti i paesi europei, a cominciare da quelli posti più a Occidente, costituisce un fenomeno ormai irreversibile, che, unito a quell’altro, anch’esso di portata epocale, ossia il calo demografico, alimentano i suddetti timori, provocando un sostanziale “pessimismo della ragione” per contrastare il quale ci si chiede se sussistano ancora sufficienti margini per evocare, in antitesi, un “ottimismo della volontà”. Solo il nostro immediato futuro saprà dare una risposta.
Il concetto di una “Identità europea” non appartiene alle attuali élites, agli “Illuminati” che coltivano un’idea di Europa riconducibile all’ideologia dei diritti umani e allo Stato di diritto, il che, per coloro che avevano ipotizzato un’idea di essa ben diversa e ricca, non può che essere fonte di delusione e inquietudine.
L’Europa degli “altri” è capace solo di fungere da calamita per masse di migranti alla ricerca di un benessere immediato, di uno stato sociale inimmaginabile nei loro paesi di provenienza. La gara per accaparrarsi da parte di queste masse delle spoglie di ciò che resta, viene addirittura desiderato da vasti settori delle nostre società, compiacendosi del proprio nichilismo e confondendo il presunto progresso con la propria marcia verso la disgregazione e l’abisso. L’Europa degli oligarchi non è più interessata alle radici, anzi, esse diventano un ostacolo, perché formano identità, mentre il “Grande Reset” ne implica, appunto, l’eliminazione in vista del definitivo precipitare in un caos indistinto del globalismo universale.
Le oligarchie vogliono recidere le radici dell’Europa
La mitologica Europa, di cui si invaghì Zeus, il padre degli dèi e dalla quale ebbe tre figli, per gli antichi Greci era realmente esistita e avrebbe dato il nome alle terre da essi abitate. Quelle terre, nelle fonti storiche e geografiche antiche, furono definite in contrapposizione all’Oriente, ossia all’Asia, che comprendeva anche la Libia, unica regione conosciuta dell’Africa; esse furono perciò poste ad Occidente, termine che, secondo un’etimologia un po’ incerta, indicava la “terra dove tramonta il sole”.
La contrapposizione tra Europa e Asia si ritrova, tra le altre fonti, nel celebre Panegirico di Atene di Isocrate, dove è netta l’esortazione rivolta alle città greche a superare le contrapposizioni per fare fronte comune contro i “barbari” provenienti da Oriente, in nome della comune lingua, civiltà, etica. Da quello scontro, che fu anche occasione di incontro, naque il mondo ellenistico e fu lasciata in eredità ai posteri la civiltà classica, alla quale apporterà il proprio contributo Roma antica.
A queste prime radici, si aggiunse poi il Cristianesimo e nel corso di tutto il Medio Evo in luogo di Europa si utilizzò l’espressione Civitas Christiana, la cui realtà fu animata dal dualismo di due universalismi, quello papale e quello imperiale. Fu in questo contesto che si innestò un’altra radice, non sempre ricordata, quella che proveniva dal Nord, ossia il germanesimo, mentre problematico e incerto fu il rapporto con il mondo slavo e, soprattutto, con la Russia, oggi ritornato tragicamente in auge.
Le élites dominanti hanno di fatto reciso un richiamo preciso con quelle radici, lasciandone sussistere i simulacri, sostituendole con il mito della Modernità e ispirandosi all’Illuminismo, per trovare nello Stato di diritto e nell’ideologia dei diritti dell’uomo, i principi e i valori dell’unica Europa oggi ritenuta possibile dal loro pensiero unico dominante.
Circa lo Stato di diritto, la cui validità consiste nella difesa delle libertà individuali di fronte a qualsiasi dispotismo, esso appare oggi inadeguato a reggere l’urto della società multietnica in costruzione, che esige l’attivazione di una dimensione etica delle future forme di Stato, o dello stesso Stato mondiale, che tanto piace alle suddette élites.
Anche il richiamo ai diritti umani appare superato, perché da essi può nascere una società dove vive un tipo di individuo concepito dalla ragione nella sua dimensione astratta, mentre è dal richiamo ai doveri che può prendere forma, invece, una comunità di europei, nella quale convivono gli uomini concreti, ossia formati secondo una certa storia e radicati in una tradizione.
I sedicenti laici e liberali che siedono alla guida della Commissione europea e l’attuale, effimera maggioranza parlamentare, qualora riconfermata, lascerà agli occulti manovratori le decisioni politiche, economiche e, purtroppo, militari, accelerando altresì sul fronte della peggior etica possibile, che oscilla tra le due ideologie oggi alla moda, quella Lgbt e quella Green.
Ora si tratta, in nome della vera idea di Europa, orgogliosa invece delle sue radici, anti-illuminisma e romantica, portare nel prossimo Parlamento europeo il maggior numero possibile di avversari dell’attuale Unione europea, ossia dei politici capaci di contrastare il sistema oligarchico che ispira un “Sistema” concepito per uccidere i popoli europei e, se sarà necessario, di sabotarne i suoi propositi suicidi.