(di Bernardo Pasquali) L’Influenza Aviaria preoccupa il mondo intero. Ha fatto il salto interno al mondo animale e da quando è stato scoperto nelle oche in Cina, trent’anni fa, ci sono state circa novecento infezioni umane note. Tutte sono state dovute al contatto con pollame o altri volatili infetti e per la metà degli infettati ha portato alla morte. Dopo i polli ha iniziato a proliferare tra gli uccelli selvatici che l’hanno diffusa tra i mammiferi, pollami e visoni allevati.
Europa, Asia e Stati Uniti hanno avviati veri e propri stermini di polli con milioni di capi abbattuti. Eppure il visus ha fatto il salto iniziando a contaminare gli allevamenti bovini. Negli Stati Uniti a primavera, è comparso tra le mucche di un allevamento del Texas; da allora il virus dell’aviaria H5n1 si è manifestato in almeno nove stati.
In America il virus dell’aviaria si ritrova, inattivo, nelle confezioni di latte pastorizzato
La forza proliferativi del Virus H5n1 è molto potente e, da quando ha iniziato a colpire le mucche da latte sono iniziati i controlli sull’intera filiera. Si è notato che il virus è presente, seppur in forma inattiva, in quanto termolabile e non resistente alle temperature della pastorizzazione, nel 20% dei campioni di latte prelevati dalle aziende confezionatrici. E’ un dato molto allarmante.
L’epidemiologa Jennifer Nuzzo che segue i casi di contagio di aviaria sull’uomo in America ha così affermato all’Economist: “Se il virus dell’aviaria H5n1 si stesse diffondendo tra le persone lo sapremmo. Fino ad oggi sono solo tre i casi conclamati e i sintomi di due di essi erano solamente delle congiuntiviti”. Se da una parte ci fa tirare un sospiro di sollievo, dall’altra ci fa capire che per contaminare l’uomo, visto che i recettori dell’occhio umano sono uguali a quelli della mucca, il virus non ha dovuto subire mutazioni genetiche di sorta.
Un pericolo per gli operatori del settore e chi ne è a contatto
L’esperto di biologia evolutiva Michael Worobey, sempre dalle pagine dell’Economist afferma che “la presenza di dell’H5n1 negli allevamenti dove lavorano molte persone moltiplica la possibilità che possa comparire una variante adatta all’uomo. Un’eventualità è la comparsa di una versione ricombinante in un individuo già infettato da una normale influenza. Nell’attaccare una cellula, infatti, i virus si scambiano pezzi di codice genetico, per cui il virus dell’aviaria potrebbe acquisire i geni che rendono l’influenza stagionale altamente contagiosa e questo porterebbe ad livello pandemico l’infezione”.
Europa al contrattacco. 40.000.000 le dosi opzionate
L’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) della Commissione europea ha firmato a nome degli Stati membri partecipanti un contratto quadro di aggiudicazione congiunta per la fornitura di un massimo di 665mila dosi di vaccino prepandemico aggiornato contro il virus dell’influenza zoonotica e un’opzione per ulteriori 40 milioni di dosi per la durata del contratto.
Si tratta di un’iniziativa che testimonia la grande preoccupazione che regna tra il mondo scientifico per quanto riguarda questo virus, finora sempre sotto controllo. L’esperienza del Covid ha massimizzato le sentinelle d’allarme nei confronti di tutti quei virus che possono essere potenzialmente in grado di “saltare” nell’uomo e causare fenomeni pandemici dagli esiti incalcolabili.
Italia fuori dall’elenco dei paesi che beneficeranno dei vaccini
Sono 15 gli Stati membri per i quali l’agenzia europea per Autorità Ue ha firmato un accordo congiunto sulla fornitura di vaccini per l’influenza aviaria: Danimarca, Lettonia, Francia, Cipro, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Islanda e Norvegia. La Commissione Europea afferma che “l’accordo è pensato per garantire un accesso più equo a contromisure mediche specifiche, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e ottenere prezzi più equilibrati per i paesi partecipanti”. L’Italia, dunque, rimane fuori.
I quindici stati membri parteciperanno all’acquisto di 665.000 dosi di vaccino dall’azienda inglese Sequirus UK. Il contratto che è valido per 4 anni opziona fino a 40 milioni di dosi per mantenere una prontezza nel caso di una eventuale pandemia che colpisca i cittadini europei. Col Covid abbiamo imparato che con i Virus non possiamo scherzare e che la loro subdola capacità di proliferazione purtroppo è difficilmente controllabile se non attraverso campagne massicce di vaccinazioni.
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