L’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata suscita, com’era previsto, reazioni opposte, determinate non solo dall’appartenenza politica – si sa che la sinistra è sempre stata contraria e per anni conti suoi governi ha fatto ostruzionismo istituzionale- ma anche da quella territoriale.
Soddisfatti gli esponenti di centrodestra del Nord.
«Un risultato storico possibile solo grazie all’impegno, al lavoro e alla serietà del Governo Meloni» è il commento di Ciro Maschio, presidente della commissione Giustizia della Camera. «Per anni questo è stato un obbiettivo annunciato solo a parole dei governi che si sono succeduti alla guida della nazione, ma è solo con Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio e con Fratelli d’Italia al governo che si è arrivati al risultato concreto.
In 24 ore votata al Senato in prima lettura la Riforma del premierato e alla Camera in via definitiva l’Autonomia Differenziata. Il Governo Meloni dimostra di andare avanti con convinzione sul cammino delle Riforme. Credo sia il modo migliore per ripagare la fiducia che per due volte i Veneti ci hanno dato, alle Politiche ed ora alle Europee col 37%. Un passaggio importante anche in vista delle prossime elezioni regionali Veneto».
Il consigliere regionale veronese Stefano Valdegamberi fa la storia del percorso dell’autonomia, iniziato nel 2013 quando presentò un progetto di legge per un referendum sull’Indipendenza del Veneto. «Una proposta dirompente» osserva che però permise che se ne approvasse contestualmente una che proponeva il referendum sull’autonomia. La Corte Costituzionale cassò quella sull’indipendenza, ma passò quella riguardante l’autonomia.
«Se non fosse stata depositata quella sull’indipendenza credo che non si sarebbe nemmeno parlato di autonomia oggi. Tutto è nato da lì. Poi Zaia ha avuto il merito di aver dato attuazione a quella legge, portando a votare un referendum che ha visto coinvolta in massa la popolazione, con una convinta espressione di volontà a favore di una maggiore autonomia.
Il pensiero di Zaia “va ai 2 milioni e 273 mila veneti che, a prescindere dall’appartenenza politica, sono andati a votare per l‘autonomia il 22 ottobre 2017. Un esercito composto e compatto, che giorno dopo giorno ci ha dato forza per portare avanti la riforma”. Il presidente del Veneto ringrazia il ministro Calderoli, “che ha lavorato davvero molto”, la Meloni “che ha mantenuto la parola”, e Salvini “per aver sostenuto politicamente il progetto fin dai primordi”.
“L’Italia, con gradualità e rispetto, andrà verso un modello gestionale già assunto in maniera vincente da molti grandi paesi europei e a livello internazionale. L’obiettivo sarà la lotta alle diseguaglianze e la maggior vicinanza delle istituzioni ai cittadini”.
Per il presidente della Lombardia Fontana “con l’autonomia avremo più competenze in diverse materie e potremo confermare la nostra capacità amministrativa rendendo ancora più forte la nostra regione. Appena sarà promulgata la legge siamo pronti a inviare le richieste al governo. Sicuramente per due materie importanti: sanità e ambiente”.
Autonomia indigesta al Sud
Ma ci sono anche dei mal di pancia. I deputati calabresi di Forza Italia, Cannizzaro, Mangialavori e Arruzzolo dicono di non sapere “se i minimi vantaggi elettorali che il centrodestra avrà al Nord, compenseranno la contrarietà e le preoccupazioni che gli elettori di centrodestra hanno al Sud”.
E Roberto Occhiuto, presidente della Calabria ritiene che “il centrodestra nazionale abbia commesso un errore, del quale presto se ne renderà conto”.
Opinione condivisa anche dal presidente di cnetrodestra della Basilicata, Bardi. Rincara la dose De Luca, governatore della Campania. “No, non è un’Italia più giusta nè un’Italia più forte, è un’Italia a rischio. Il Governo andava di corsa stanotte, loro come sapete soffrono di insonnia. Non sapevano che fare stanotte e hanno approvato questo decreto”.