(di Bulldog) Dicono che Damiano Tommasi sia particolarmente arrabbiato dalla vicenda Marangona/Bertucco e che la settimana prossima si arriverà ad una resa dei conti. Ma questo aspetto “politico”, così come quello ambientale agitato a mo’ di clava contro la maggioranza di Palazzo Barbieri, passa a mio avviso in secondo piano rispetto alla natura del contendere, ovvero la Marangona, ed a quello che si immagina per il suo futuro.
Intendiamoci, è un’area ferma da cinquant’anni che oggi è rappresentata da cave e terreni dove non insistono culture di pregio. Non è la Valpolicella, è bassa pianura ai margini della zona industriale. Quindi, abbiamo un po’ di domande per la gauche che guida Palazzo Barbieri.
Può la Marangona essere interessante per una speculazione immobiliare? certamente sì (altrimenti non si spiegherebbe il casino attuale a Palazzo).
Può la Marangona essere interessante come “polmone verde” della città? certamente no. Non vedo chi possa pensare di andare a fare una passeggiata fra le polveri sottili emesse dall’autostrada e quelle del Quadrante Europa. Eppoi, se un parco volevate perchè state buttando a mare il central park che avrebbe in tempi più rapidi un effetto di mitigazione importante per la città? o ci sono altri progetti su quell’area?
Può davvero la Marangona diventare il cuore della ricerca e dell’innovazione di Verona? Non prendiamoci in giro. Questa città non è riuscita a concretizzare vent’anni fa il suo Parco Scientifico (banalmente, per mancanza di richieste da parte del sistema imprenditoriale) e come dimostra la vicenda Intel/Silicon Box le industrie innovative vanno dove maggiori sono i finanziamenti a fondo perduto. In altre parole, il territorio paga per avere le società “migliori”.
Ebbene, dove sono i soldi per portare alla Marangona le start up, le società di ricerca, quelle informatiche per creare questo polo della ricerca? dove sono i servizi di qualità per ricercatori, manager che si spostano sulla base della qualità di quanto ricevono come benefit? Chi metterà mano al portafoglio? i privati? la Fondazione CariVerona? il Comune e la CCIAA? In questa sorta di nuova H-Farm chi è il Riccardo Donadon della situazione?
Può la Marangona svilupparsi senza logistica? la domanda è malposta se si pensa che stiamo spendendo miliardi per la galleria di base del Brennero che toglierà i camion dalla valle dell’Adige e che l’unico spazio disponibile per allestire i super-treni che li traporteranno sta proprio a Verona. Trento e Bolzano non hanno infatti superfici libere per questo.
Vogliamo dire che questo lavoro non porterà valore aggiunto? e che il dividendo ambientale del togliere traffico su gomma non sia calcolabile? non era questo l’obiettivo dei Verdi: liberare le strade ed abbattere le emissioni? E potranno mai conciliarsi ricerca scientifica e logistica?
Chi sarà il dominus di questa trasformazione? l’autorità politica, cioè Palazzo Barbieri, o i tecnici, quindi il Consorzio Zai? Chi operativamente guiderà la trasformazione partendo dagli atti amministrativi, ai bandi di gara, alle scelte strategiche? qui di geni del settore ce n’è uno solo, Zeno D’Agostino: è stato contattato?
Le domande sono insomma tante e il fumo della querelle Tommasi-Bertucco forse serve soltanto come cortina per nascondere progetti ad oggi ignoti.