Ogni anno in Italia muoiono annegate 342 persone, 800 finiscono in ospedale mentre stavano per affogare e 60 mila vengono salvate. A rischio gli adolescenti stranieri e nelle piscine i bambini con meno di 4 anni. I dati sono dall’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito dal Ministero della Salute, e sono pubblicati sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.
Dal 2003 al 2020 i dati Istat indicano che sono morte per annegamento 6.994 persone, con una media di 389 decessi all’anno, scesa a 342 negli ultimi 8 anni. Per la Società Nazionale di Salvamento dei 1.327 annegamenti, 857 sono avvenuti lungo i litorali marini e 470 nelle acque interne. Non fatalità inevitabile ma malattia sociale
Negli ambienti naturali le cause sono soprattutto malori, correnti, fondali irregolari, sport acquatici e cadute.
I dati Istat dal 2017 al 2021 riportano 206 decessi per annegamento tra i 0-19 anni, con una media di circa 41 decessi annui. Più dell’80% delle vittime sono maschi e il 47% ha meno di 15 anni.
Sono adolescenti immigrati e bambini
Annegamenti anche in piscina
Nel nostro paese gli annegamenti in piscina ammontano a circa 30-40 all’anno, prevalentemente tra i bambini.
Il 46% di questi eventi è avvenuto in piscine, principalmente piscine domestiche, il 20% in mare e il 34% in acque interne con gli adolescenti immigrati che rappresentano il gruppo principale delle vittime, perché spesso non sanno nuotare e non conoscono le regole di sicurezza.
Dovrebbero essere contattati sul territorio i referenti delle comunità di immigrati per promuovere campagne di sensibilizzazione.
Le principali cause sono la mancata supervisione e l’assenza di barriere e allarmi.
Consigli contro l’annegamento
Nelle piscine private è necessario impedire l’accesso ai bambini dai 18 mesi in su con barriere intorno alla piscina, sistemi di allarme e rimuovere scalette o altri dispositivi di accesso.
Nelle piscine di hotel, agriturismi e simili i responsabili devono prevedere piani di sicurezza con sorveglianza o in alternativa con recinzioni. Le Aziende sanitarie ASL devono controllare anche le condizioni di sicurezza, non solo la qualità delle acque.
Per i fiumi e laghi, gli enti gestori e le amministrazioni territoriali devono segnalare i siti balneabili e quelli pericolosi con cartellonistica adeguata.
Per prevenire gli annegamenti è importante educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli, insegnare loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre in maniera significativa il rischio di incidenti.
In estate è fondamentale: immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza. Evitare di farlo in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua dove sono presenti correnti di ritorno.
Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti.
Evitare di tuffarsi in acqua dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole.
Evitare tuffi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.