(di Paolo Danieli) Il doppio turno penalizza la destra. La lezione francese può essere utile, soprattutto per chi ancora non se ne fosse reso conto, per capire alcune cose che riguardano le democrazie e il loro funzionamento.
La democrazia è, con tutti i suoi difetti, il sistema politico che dovrebbe garantire il massimo dell’espressione della volontà popolare. Però tra il riconoscimento della sovranità che, come recita anche la nostra Costituzione, “appartiene al popolo”, e la sua effettiva applicazione alla realtà c’è di mezzo il sistema elettorale. Esso varia da paese a paese: proporzionale puro, proporzionale corretto, a turno unico, a doppio turno, maggioritario nelle viarie declinazioni, maggioritario corretto con il proporzionale.
Il proporzionale puro è il sistema che garantisce il massimo della rappresentatività, ma non garantisce la governabilità. Perciò si sono escogitate delle modifiche ed altri sistemi per contemperare le due esigenze. Il doppio turno alla francese è frutto di questo intento, ma a scapito della rappresentanza. La differenza fra il numero dei voti e quello dei seggi in Parlamento ottenuto dal Rassemblement National ne è l’esempio lampante. Per di più, pur essendo il primo partito con 125 seggi contro i 102 di di Macron e i 74 di di Mélenchon, sarà costretto all’opposizione.
E’ in particolare il doppio turno, adottato in Italia alle elezioni amministrative per i comuni sopra i 15 mila abitanti, che tende a falsare l’espressione della maggioranza attraverso alleanze e desistenze fra coloro che hanno perso in prima battuta.
Noi veronesi lo sappiamo bene. La ferita di 2 anni fa brucia ancora. E non ha pagato nessuno. In una città notoriamente di destra, con un centrodestra largamente maggioritario in tutte le elezioni a turno unico, nel 2022, alle comunali con il doppio turno, ha vinto la sinistra. Effetto del meccanismo elettorale, non della volontà popolare che dovrebbe essere l’essenza della democrazia.
In Francia è successo qualcosa del genere.
Inoltre, per questioni storiche che qui sarebbe troppo lungo spiegare e che diamo per note, il doppio turno, che in teoria dovrebbe essere un sistema ‘neutro’ come tutti i sistemi elettorali, in realtà neutro non è.
Perché il doppio turno favorisce la sinistra
Il ballottaggio favorisce sempre la sinistra. A Verona come in Francia e ovunque. Come mai?
Semplice. Per tutta una serie di motivi storici esiste, anche inespressa, nei confronti della destra una conventio ad excludendum , che fatalmente fa da collante fra il centro moderato e la sinistra, anche quella più estrema. E qui ci mettiamo l’avversione che li accomuna al sovranismo, al nazionalismo, all’identitarismo ed alla difesa dei valori tradizionali. Una logica che viene preventivamente coltivata e venduta anche in momenti lontani da quelli elettorali, ma che ha sempre sul suo effetto. Una logica che, in ultima analisi, favorisce l’establishment, ovvero il potere, che in una società iper-capitalista è soprattutto economico.
Ecco allora che Macron, in palese difficoltà e decisamente privo di un consenso maggioritario continua a fare il presidente della Francia e come tale ad incidere sull’Europa, anche se i francesi la pensano all’opposto.
Ecco allora che Tommasi, legittimamente sindaco di Verona, continua a prendere decisioni che i veronesi non condividono.
Ma gli artefatti dei sitemi elettorali, se possono momentaneamente distorcere la volontà popolare, non possono cambiare la realtà.
In Francia, come in tutta l’Europa, se non si fa nulla per frenare l’immigrazione, se continuerà a crescere fra la gente il senso d’insicurezza per il futuro e anche per la propria incolumità fisica e se si allargherà il distacco fra quello che vuole il popolo e quello che decide il potere, non ci sarà doppio turno che tenga. Nulla potrà fermare l’ondata popolare sovranista e identitaria che sta crescendo ovunque e che si è manifestata alle elezioni europee.