(di Bulldog) Purché non siano “italiani di ritorno” va tutto bene. Il Comune di Verona annuncia soddisfatto che, grazie al lavoro dei consiglieri Veronica Atitsogbe, Jessica Veronica Cugini, Giacomo Piva e Pietro Giovanni Trincanato il numero dei riconoscimenti della cittadinanza italiana è notevolmente cresciuto. Verona, secondo Palazzo Barbieri, è in questo un modello virtuoso in quanto le nuove cittadinanze negli ultimi cinque anni sono aumentate del 300%. “Partendo da 679 procedimenti conclusi nel 2019 – spiega una nota di Palazzo – risultano quanto mai significativi i 2.070 del 2023, dato ulteriormente cresciuto nei primi sei mesi del 2024 con 1.204 nuovi cittadini e cittadine che hanno giurato fedeltà alla Costituzione italiana“.
La fedeltà sarebbe alla Repubblica, ma okay, il concetto è chiaro. Palazzo Barbieri conferma la volontà di proseguire con maggiore decisione su questa strada perché la cittadinanza si riconosce e non si concede e chi sta da dieci anni in Italia, e vuole restarci, ha il diritto di farlo. Anzi, bisognerebbe aggiornare la normativa italiana che è più “lenta” di quella di altri Paesi europei che invece sarebbero più generosi nei riconoscimenti.
Secca buttarla in polemica, perché è giusto che chi cerca l’Italia come spazio del proprio futuro abbia la possibilità di farlo. Ma mi spiegate, allora, perché vi stracciate le vesti – come fanno diversi sindaci veronesi che si sono pure appellati al Prefetto – se a chiedere, sulla base di una legge di questa Repubblica, il riconoscimento della cittadinanza italiana in quanto erede diretto di un emigrante italiano è un cittadino venezuelano, argentino o brasiliano? Cos’è che vi turba? il fatto che siano bianchi, che parlino talìan, che siano di religione cattolica? che siano l’esempio plastico che si può emigrare ma che non sempre le cose vanno nel verso giusto? che fuggano da regimi narco-comunisti come il Venezuela o dal Brasile del compagno Lula (nella foto qui sopra con Giorgia Meloni al recente G7) o dal caos lasciato dai regimi ladro-comunisti di Buenos Aires?
O vi brucia ricordare che la nostra Repubblica sia stata letteralmente tenuta a galla negli Anni Settanta, gli anni degli scioperi selvaggi, del terrorismo politico e della malavita senza contrasto, dalle rimesse che questi italiani di seconda e talvolta terza generazione hanno fatto alle famiglie d’origine rimaste nel Bel Paese e comprando prodotti italiani soltanto per quell’amor di Patria che è più forte e struggente quando si è in espatriati all’estero?
Un Paese serio favorirebbe una politica di rientro dei propri emigranti e dei loro discendenti – sono 80 milioni, e allora? non state dicendo al mondo che qui c’è spazio per tutti? – per evidenti ragioni ed è esattamente quello che sta facendo il governo socialista portoghese (nella foto l’ex premier Antonio Costa che ha firmato il provvedimento) per rispondere velocemente al calo demografico lusitano. Una strada che un governo che combatte l’immigrazione clandestina dovrebbe percorrere velocemente. Anche per contrastare quell’approccio woke, cattocomunista, di sostegno all’immigrazione irregolare che sta trasformando l’Europa in un continente ostile a quanti, per davvero, hanno bisogno di aiuto e scelgono l’Unione – unica area civile in un mondo barbaro che la circonda – per vivere in santa pace.