Preoccupa la carenza di personale nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona. Dai dati presentati ieri dal Direttore delle Risorse Umane della Regione Veneto sui dipendenti non medici delle Aziende del Sistema Sanitario Regionale risulta che l’Aoui di Verona ne ha meno rispetto a quella di Padova che ha 4.700 dipendenti mentre Verona ne ha 4.000, il 15% in meno. Uno squilibrio piuttosto grave, dato che il bacino d’utenza è sovrapponibile, che si traduce anche in una maggiore carenza di Operatori Socio Sanitari e quindi più difficoltà per gli utenti del Ssn.
«Poco importa- osserva Stefano Gottardi, segretario generale della Uil Fpl Verona- che dal 2023 ci siamo un incremento totale è di 3.382 unità rispetto al 2019. Preoccupa che solo rispetto al 2023 ci si stata una diminuzione di 800 unità a causa di diversi fattori, tra cui pensionamenti e cessazioni».
«La mancanza di personale sanitario -osserva Gottardi-, in particolare infermieri e Operatori Socio Sanitari, sta generando una tendenza negativa che non sarà possibile colmare con le attuali assunzioni nei prossimi anni».
A Verona, mancano 300 Operatori Socio Sanitari. Di infermieri ne mancano addirittura 550.
Questa situazione sta creando tensioni tra il personale, accentuate dalla programmazione delle ferie che attendono con impazienza perché ne hanno veramente bisogno.
«La Regione – spiega Stefano Gottardi- sta valutando la revisione della Legge 610 del 2014, che riguarda i valori minimi di riferimento per il personale di assistenza nelle aree di degenza ospedaliera. Una riduzione del personale potrebbe comportare un ulteriore allontanamento da queste professioni, causando disagi ai pazienti e un declino nei servizi offerti».
Secondo i dati rilevati dalla Uil Fpl regionale, l’accordo sulle prestazioni aggiuntive firmato lo scorso aprile è stato applicato in modo distorto dalle Aziende, focalizzandosi principalmente sulla riduzione delle liste di attesa anziché affrontare la grave carenza di personale.
Personale sottopagato
Lo stesso vale sul livello nazionale. Il recente decreto sulle liste d’attesa è destinato a rimanere solo un atto di buona volontà da parte del governo e in particolare del Ministro della Salute. In realtà se non si interviene in maniera pesante sulla carenza di personale il problema rimarrà ed anzi si aggraverà. Gira e rigira la questione è sempre la stessa: ci vogliono più soldi per pagare meglio il personale, medico, infermieristico ed ausiliario.
Non si può pretendere di accorciare le liste d’attesa se non si aumenta il personale. E il personale non lo si attira se non lo si paga adeguatamente. Altrimenti scappano anche quelli che ci sono. E se ne vanno all’estero, dove vengono retribuiti il triplo o anche il quintuplo, a seconda del paese dove vai. Con più risorse il lavoro di infermiere e di Oss, ma anche di medico, potrebbe diventare attrattivo anche per personale estero, invertendo l’attuale tendenza. Questo vale a livello nazionale come a livello regionale.
«Per rilanciare il Servizio Sanitario Regionale, che a Verona e nel Veneto offre servizi all’altezza delle aspettative, sono necessari investimenti. Serve – conclude Gottardi- un cambiamento che valorizzi l’impegno dei giovani che scelgono un lavoro impegnativo ma sicuro, consentendo loro di crescere sia professionalmente che personalmente».