Il caporalato evoca i campi del sud, la povertà e la disoccupazione che nel secolo scorso aveva costretto molti italiani ad emigrare nelle Americhe. Una pratica che si pensava consegnata al passato o, tutt’al più, ad aree del paese dove vige ancora il controllo della criminalità organizzata, anche sul lavoro. 

Chi l’avrebbe detto che se ne sarebbe parlato ancora nel 2024? E per di più nella nostra Bassa, dove 33 braccianti indiani sono stati ridotti in schiavitù? Eppure accade anche questo. Non come conseguenza della povertà di un territorio che povero non è. Nè c’entrano le organizzazioni mafiose del sud. Ma è uno dei tanti effetti collaterali dell’immigrazione.

Caporalato nella Bassa. Indagati 2 indiani a Cologna Veneta

La Guardia di Finanza ha individuato 2 indiani residenti a Cologna Veneta che sono indagati per riduzione in schiavitù, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. In poche parole, caporalato. Esattamente come quello che avviene nell’Agro Pontino, provincia di Latina, bonificato dal Duce, terra resa fertile dai veneti e i friulani che vi si sono trasferiti negli anni ’30 del secolo scorso. Là il fenomeno emerso in tutta la sua gravità quando qualche giorno fa un povero bracciante indiano che s’era ferito lavorando in nero, assoldato dai ‘caporali’, è stato lasciato morire dissanguato dal datore di lavoro italiano senza scrupoli.

Per fortuna nella Bassa non c’è scappato il morto. Ma ciò che allarma è che il caporalato si sia affacciato anche dalle nostre parti, dov’era sconosciuto.  A gestire la tratta dei nuovi schiavi degli stranieri, come gli sfruttati.

Caporalato. 2 indiani a gestirlo

I finanzieri hanno sequestrato ai 2 indiani, titolari di ditte nel settore agricolo senza dipendenti, risultati evasori totali, beni per 475mila euro. Avevano attirato in Italia i loro connazionali con la prospettiva di un futuro migliore. in Italia. Si erano fatti pagare 17 mila euro per farli entrare nel nostro paese e far loro avere un permesso di lavoro stagionale.

Una volta che i braccianti s’erano indebitati per far fronte al pagamento, erano costretti a lavorare 10/12 ore al giorno, 7 giorni su 7 senza paga, per estinguere il debito con i caporali, che li tenevano in pugno avendo in mano i loro passaporti. La Guardia di Finanza ha appurato anche che vivevano in baracche fatiscenti in situazioni igieniche inaccettabili e che venivano portati nei campi nascosti su dei camion fra cassette di ortaggi.

Gli ’schiavi’ sono stati liberati e e saranno indirizzati verso lavori regolari.