(di Paolo Danieli) L’attentato a Trump pone un problema che ci tocca tutti: che cosa sta accadendo in America? La risposta ce la darà la storia. Ma una cosa è certa. Tutto quello che è avvenuto negli ultimi 4 anni, dalla fine della sua presidenza fino al tentativo di ucciderlo, ci dice che negli Stati Uniti grandi cambiamenti sono in corso. Come sempre avviene quando si passa da un’epoca all’altra.
Trump un pericolo per l’establishment
Trump con la sua presidenza aveva dimostrato di non essere controllabile, di essere uno che fa di testa sua. Quindi un pericolo. Non per il popolo, ma per l’establishment. Quello stesso che ha voluto e ottenuto di mettere Biden e alla Casa Bianca dopo una campagna denigratoria contro Trump che non ha precedenti e che ha avuto e continua ad avere molti strascichi giudiziari.
Una campagna che ha avvelenato il clima politico, al punto da far sorgere dubbi sulla regolarità dell’elezione di Biden. Prima conseguenza, l’attacco del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill che aggiunse ulteriori dubbi circa il fatto che la Polizia non fosse stata in grado di impedire a dei manifestanti di penetrare e di impadronirsi, seppur momentaneamente, di uno dei luoghi più sacri della democrazia americana. E anche adesso in occasione dell’attentato a Trump ci sono delle stranezze, come la falla dei servizi di sicurezza che, pur avvisati della presenza dell’attentatore, non hanno fatto niente per prevenire che sparasse.
Biden un disastro
Biden è stato un disastro ed è diventato il simbolo della decadenza degli Usa. Il suo gruppo di potere non è riuscito a cogliere i cambiamenti epocali degli ultimi decenni e così Biden ha continuato a comportarsi come se gli Usa fossero ancora il centro del mondo e, nel solco della tradizione del partito democratico, s’è impegnato in un pericolosissimo scontro con la Russia che supera di gran lunga quelli della guerra fredda, ignorando che invece il mondo è diventato multipolare, con nuove potenze economiche e militari.
Trump invece, come il suo ‘collega’ Berlusconi, cui va dato atto di averlo intuito vent’anni prima, già durante la sua presidenza aveva colto l’importanza di intrattenere con Putin buoni rapporti. Cosa che aveva fatto imbestialire i suoi avversari, al punto da accusarlo di essere nelle mani dei russi! Anche per questo Biden, il giorno dopo essere stato eletto, pensò bene di affermare pubblicamente e inopinatamente che “Putin è un assassino”. E l’invasione dell’Ucraina non c’era ancora stata.
Trump, coerentemente con la sua linea politica, ha promesso che farà finire la guerra e che si dedicherà soprattutto alle questioni interne. E su questa linea sta raccogliendo il grande consenso degli americani.
I democratici, con un Biden impresentabile e senza un’alternativa, non sanno più che pesci pigliare e vedono sfumare la possibilità di continuare a tenere in mano la presidenza degli Stati Uniti, con tutto quel che ne consegue a livello interno e internazionale. E’ in questo clima che è maturato il tentativo di assassinare Trump.