Brugnaro è nei guai. Una bella tegola quello che sta accadendo dopo che qualche mese fa Report aveva denunciato degli episodi corruttivi che si sarebbero consumati all’interno dell’amministrazione comunale guidata da Luigi Brugnaro. La Procura della Repubblica veneziana ha preso sul serio la trasmissione, ha indagato e ha deciso di arrestare un assessore e di indagare altri 32 fra amministratori e imprenditori, sindaco compreso.

Brugnaro nei guai. E fra 15 mesi ci sono le regionali

E, quel che è più grave, è anche arrivata ad affermare che dalle indagini sarebbe emerso “un contesto amministrativo improntato a un’illegittimità diffusa”. Il che ha scatenato la reazione dell’opposizione che chiede le dimissioni di Brugnaro che respinge le accuse.

Brugnaro è innocente fino a prova contraria. Ma…

Sappiamo che nessun cittadino è colpevole fino a giudizio definitivo e che vige per tutti la presunzione d’innocenza.  Ma da un punto di vista politico vige anche la presunzione che quanto accade a Venezia è un guaio per il centrodestra.  Mancano poco più di 12 mesi alle elezioni regionali. La tegola giudiziaria che s’è abbattuta sul Canal Grande avrà delle ripercussioni negative anche nell’entroterra. E pensare che qualcuno aveva parlato di una candidatura Brugnaro per il dopo Zaia.

Venezia è l’ultima città di quell’asse economico che è l’autostrada A4 a non essere caduta nelle mani della sinistra com’era accaduto a Padova, a Verona e a Vicenza. Se cadesse per il centrodestra le cose si complicherebbero. Alle europee di giugno, ultimo test elettorale valido, ha riscosso oltre il 47%.

Con Pd, M5S, e Alleanza Verdi Sinistra sommati, rimarrebbe sempre un margine di circa 7 punti. Che sono pochi per stare tranquilli. Non è il 76% ottenuto alle regionali del 2020 !

Quello che accade a Venezia potrebbe corrodere quel margine, ragion per cui i responsabili di FdI, Lega e Forza Italia dovrebbero dormire preoccupati. Vediamo perché.

Brugnaro nei guai. E fra 15 mesi ci sono le regionali

Padova, Verona e Vicenza sono state perse in sequenza in un contesto politicamente favorevole. Per questo c’è una sola spiegazione: sono stati commessi degli errori, con l’aggravante che nessun responsabile politico ha pagato. Facendo il paragone con l’imprenditoria, qualsiasi azienda avrebbe licenziato i propri direttori. Il centrodestra no. E questo è preoccupante. 

Esiste poi un’altra motivazione: la scarsa attenzione al territorio. A parte la Lega, che storicamente è presente capillarmente, i Fratelli d’Italia e Forza Italia non sono strutturate. Forza Italia per tradizione di partito: Berlusconi viaggiava su altri livelli. Ma era Berlusconi. FdI punta tutto sull’immagine della Meloni che tira molto bene. Risultato: grandi risultati a livello politico, molto meno quando si scende sul livello amministrativo, dove la Giorgia non basta e contano le facce di questo e quel candidato locale.

La combinazione di questi 2 fattori potrebbe incidere negativamente su un’elezione, quella regionale, che è sì politica, ma presenta anche molti aspetti amministrativi.

Così diventa fondamentale la scelta del candidato presidente. Zaia è fuori gioco. Allora bisogna sceglierne un altro. Una candidatura sbagliata potrebbe spostare quei 7 punti di vantaggio e consegnare il Veneto, che è considerato la roccaforte della destra italiana, nelle mani della sinistra. E questo sarebbe francamente gravissimo, inaccettabile per l’elettorato di destra.

Brugnaro nei guai. E fra 15 mesi ci sono le regionali

La scelta sarà del tavolo nazionale, cioè dei leader affiancati dai loro collaboratori. I numeri dicono che dovrebbe cadere su un esponente di Fratelli d’Italia, il partito che ha la maggioranza dei voti. 

Una grande responsabilità per la Meloni. Una scelta che dovrà essere fatta con un’attenzione molto maggiore di quella, tanto per fare l’esempio più calzante, usata a Verona. Una scelta da fare per tempo, non all’ultimo momento, per avere il tempo di costruire programma, squadra e campagna elettorale. Una scelta da fare senza guardare in faccia nessuno, senza dar retta alle simpatie o alle antipatie, ma andando dritti a individuare la persona in grado di catalizzare su di sé il maggior consenso possibile. Il Veneto è una delle regioni più importanti d’Italia. Perderlo sarebbe come fare harakiri.