(di Paolo Danieli) Occhiuto, il governatore della Calabria, Forza Italia, chiede una moratoria sull’autonomia differenziata. E lo fa arrampicandosi sugli specchi, con bizantinismi che a confronto le “convergenze parallele” di Aldo Moro diventano chiarezza cristallina!
Che in molti avrebbero tentato di mettere i bastoni fra le ruote dell’autonomia lo sapevamo già. E il bastone più grosso sarà il referendum abrogativo che la sinistra sta organizzando.
Ma è imbarazzante che a farlo sia il vice-presidente di Forza Italia, un partito che l’ha accettata nel programma di governo. E che lo faccia lanciando il sasso e nascondendo la mano, dicendo che in realtà lui non ha “pregiudizi sull’autonomia differenziata”, “ ma la legge andava maggiormente approfondita. Ci sono materie, come quelle non soggette ai Lep, per le quali si potrebbero fare subito intese. Su questi temi, invece, serve un surplus di riflessione per capire se ci possano essere ricadute negative per le Regioni del Sud”.
Il sistema lo conosciamo ed è ben collaudato. Quando è impossibile fermare qualcosa che non si vuole, si chiede una proroga, nella miglior tradizione della più becera politica italiota.
Occhiuto. I calabresi non vogliono l’autonomia
E, tanto per farsi capire meglio, sempre in maniera trasversale, dice “certo che i cittadini della Calabria voterebbero contro l’autonomia differenziata in un eventuale referendum. In generale al Sud credo che finirebbe 90-10 o 80-20”.
Come dire: in un modo o nell’altro noi meridionali l’autonomia non ve la daremo mai! Alla faccia della legge approvata, del programma elettorale e del suo partito, Forza Italia. E a questo punto sarebbe interessante sapere come Taiani si pone di fronte al suo numero 2 che assume questa posizione su una realizzazione qualificante e non certo secondaria della maggioranza di governo
C’è poi anche una nota comica in quello che dice il presidente calabrese. Per sostenere le sue strampalate motivazioni arriva ad affermare che “una legge di questo genere doveva essere maggiormente metabolizzata dal Paese, invece è stata approvata di notte e di fretta, facendola sembrare ancora più divisiva rispetto a quello che è”.
Ma come? Roberto Occhiuto ha 55 anni. Quando nel 2005 venne approvata la Devolution del governo Berlusconi ne aveva 35. Non era propriamente un bambinetto. Non sa che proprio il suo partito, Forza Italia, era stato con la Lega uno dei principali fautori di quella legge d’impostazione federalista, molto di più di quella dell’autonomia differenziata? Non sa che era stata frutto del lavoro fatto da Bossi, da Tremonti e da Berlusconi, rappresentato in quel tavolo da Aldo Brancher, il suo uomo di fiducia che abita ancora in quel di Cisano? Dove ha vissuto fino adesso Roberto Occhiuto?
Sono passati 20 anni da quando la sinistra, d’accordo con quelli come lui, fece approvare il referendum abrogativo che annullò la riforma che l’autonomia ce l’aveva già data. Altro che legge approvata in tutta fretta!
A conti fatti sono 20 anni che aspettiamo l’autonomia. Senza contare tutto il periodo ‘d’incubazione’ che aveva preceduto la Devolution, con dibattiti, studi e progetti vari.
E anche facendo finta di non sapere tutto questo – ma per un politico è inammissibile- solo considerando l’ultima fase del progetto autonomista, partita nel 2015 con referendum Zaia indetto in Veneto, sono sempre e comunque passati 9 anni. Che sono troppo pochi solo per chi vorrebbe che l’autonomia non arrivasse mai.
Esimio presidente della Calabria! Abbia la cortesia di dire le cose come stanno. La verità è che lei l’autonomia non la vuole. Liberissimo. Siamo in democrazia. Ci mancherebbe altro! Ma non si nasconda dietro un dito. Per lei il problema non sono i tempi. E allora abbia il coraggio di dirlo. E di tirarne le conseguenze.