Montorio. Come ha fatto ad uscire dal carcere la registrazione della visita dei genitori a Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin?
Il fatto è grave, “perché- come dice il segretario delle Camere Penali, Rinaldo Romanelli- non aggiunge nulla alle indagini né alla cronaca, si tratta solo di voyeurismo fuori luogo”. Tanto che il caso è già arrivato in Parlamento, dove il capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia a Palazzo Madama, Pierantonio Zanettin sollecita il ministro della Giustizia Carlo Nordio a “iniziative ispettive per verificare possibili violazioni di legge”.
E che la legge sia stata violata è palese. Le telecamere di sorveglianza della sala colloqui del carcere registrano gli incontri dei detenuti per motivi di sicurezza. Non perché poi vengano divulgate all’esterno.
Ma questo è avvenuto. Ed è stato messo in piazza il colloquio fra il giovane autore di uno degli omicidi che più ha colpito l’opinione pubblica negli ultimi anni e i suoi genitori. Hanno esibito il dramma di una madre e di un padre che soffrono per quello che ha fatto il loro figlio. Una sofferenza diversa da quella della famiglia della vittima, ma pur sempre una sofferenza, dovuta al dolore di avere un figlio assassino unita all’inevitabile vergogna.
A Montorio grave violazione della privacy
Se il massimo rispetto è dovuto al dolore del padre di Giulia Cecchettin, esso è dovuto anche ai genitori Filippo Turetta, che di questa triste vicenda, in modo diverso, sono pure vittime. E una volta che sentimenti e rapporti familiari vengono dati in pasto ai voyeurs dei fatti altrui, è automatico che si dia la stura ai commenti, molti dei quali feroci.
Le parole del signor Turetta al figlio sono state presentate come un’offesa postuma alla vittima per il semplice fatto che il padre, da padre, ha cercato di sollevare in qualche modo il figlio, di dargli una speranza, una motivazione per vivere. Sempre con il retro-pensiero del possibile suicidio del giovane, gravato dal macigno della sua colpa. Per questo non ha parlato del passato e della povera Giulia. Mica per mancanza di rispetto o per cinismo, come alcuni hanno fatto passare.
Ma tutto questo non sarebbe avvenuto se le registrazioni fossero rimaste all’interno del carcere. Per Ciro Maschio, presidente della Commissione Giustizia della Camera, «il delitto commesso da Turetta è talmente grave che non può essere in alcun modo sminuito o attenuato. Sarebbe fare un torto alle vittime. Nessuna indulgenza per i femminicidi.
È pero grave che siano pubblicate intercettazioni di colloqui privati tra familiari in carcere. Dovremo chiarire come è accaduto e perché».
In effetti le registrazioni non hanno le gambe. E quand’anche le avessero, verrebbero fermate all’uscita del carcere. Il fatto che siano state divulgate è molto grave, perché vuol dire che qualcuno ha preso la registrazione e l’ha portata fuori. Che ci siano delle responsabilità è evidente. Esse vanno accertate e una volta appurato chi è responsabile dev’essere punito.