Giorgio Massignan è stato il primo a sollevare il problema della Marangona che poi ha causato la prima crisi politica all’interno della maggioranza di centrosinistra che amministra Verona. Quella sollevata era una problematica di carattere essenzialmente urbanistico e lui, che anima l’osservatorio territoriale di Verona Polis, lo ha giustamente sollevato prima di tutti gli altri. E soprattutto prima che diventasse un problema politico.

Dopo settimane di polemiche la questione Marangona, che avrebbe potuto essere dirompente per la maggioranza di Tommasi, viste le posizioni dell’assessore Bertucco ed Jessica Cugini, consigliere comunale, è invece stata ricomposta.

Questa la lettura che ne dà Massignan: «gli interventi dei pontieri presenti nelle formazioni politiche che compongono la coalizione che appoggia il sindaco Damiano Tommasi e dei segretari/e nazionali di due dei partiti della maggioranza; la tenacia a non rinunciare al diritto del dissenso da parte di Michele Bertucco e di Jessica Cugini; oltre alla pressione della cosiddetta base, hanno certamente favorito la ricomposizione della lunga diatriba». 

Ma se l’esito dell’intera vicenda non ha portato a nessuno sconquasso nella maggioranza, Massignan ricorda che solo poco più di un mese prima tutti gli assessori di Tommasi avevano firmato il famoso e misterioso codice di comportamento e chiesto l’allontanamento dalla maggioranza dei due “eretici”, Bertucco e Cugini. 

«Un’operazione politicamente sbagliata e umanamente pessima» commenta il noto urbanista veronese. Che aggiunge: «ora, la speranza è che le scelte urbanistiche non siano decise principalmente dall’assessora incaricata alla pianificazione e dal suo staff, ma dibattute e condivise da tutta la giunta, con l’auspicio che le osservazioni che, probabilmente, farà Bertucco non siano valutate ‘fuoco amico’, ma contributi a migliorare l’assetto del territorio». 

Da questa vicenda emerge anche una questione di metodo. Si è capito benissimo che non è stata mantenuta la promessa elettorale di utilizzare lo strumento della vera pianificazione partecipata e che l’amministrazione si limita solo “all’ascolto”.

Resta quindi da capire se con Tommasi c’è stato un vero cambiamento. Lo si capirà, dice Massignan da «l’eventuale utilizzo o meno dell’istituto della deroga per approvare l’apertura di nuovi hotel in centro storico. Aggiungo, che l’eccessivo uso della deroga, potrebbe invalidare il valore e l’importanza dei piani urbanistici e questo potrebbe significare l’inizio del caos per l’organizzazione del territorio».

Sempre pensando al futuro, l’animatore di Verona Polis auspica «una maggior partecipazione alle decisioni urbanistiche e che nel Piano di Assetto Territoriale, in fase di elaborazione, sia presente la mappatura e l’utilizzo delle aree industriali dismesse, comprese quelle dell’ex Tiberghien e dell’ex area ferroviaria di Porta Vescovo. Soprattutto, sarà probante di un reale cambiamento se, nella programmazione urbanistica, l’utilizzo di tutte quelle aree sarà organico ad una pianificazione complessiva del territorio e permetta di bloccare realmente il consumo di suolo».

E tornando alla Marangona, Massignan conclude che se il Consiglio Comunale ha deliberato, quasi all’unanimità, di costruire nel comparto 1, quello di Corte Alberti, « per gli altri 4 comparti, si potrebbe ancora intervenire e valutare le destinazioni d’uso più idonee a sviluppare la qualità e l’equilibrio del territorio, ed inserirle nel nuovo PAT».  

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