In Italia mancano 22 mila autisti. Non si trovano. Lo abbiamo visto anche a Verona, dove Atv e Amia e altre aziende pubbliche e private sono in difficoltà. E i concorsi per assumerne di nuovi vanno semi deserti. Il problema non è solo italiano, ma europeo. Stress, turni di lavoro pesanti e stipendi bassi allontanano molti da questo lavoro.
Per di più per guidare un Tir bisogna avere la patente di guida professionale (CQC) che costa diverse migliaia di euro. Il che scoraggia i giovani. Oggi sono molte le aziende di autotrasporto che pur di assumere si fanno carico di questo costo. Ma lo stesso di camionisti se ne trovano sempre meno come risulta da uno studio della Cgia di Mestre.
In questo periodo di ferie di camion in giro se ne vedono di meno. Un po’ perché tante fabbriche sono chiuse e un po’ perché per decongestionare il traffico scattano nei fine settimana i divieti di circolazione dei mezzi pesanti. Il venerdì (dalle 16 alle 22), il sabato (dalle 8 alle 22), la domenica (dalle 7 alle 22) e il giorno di Ferragosto (dalle 7 alle 22), i mezzi pesanti non possono circolare.
Sempre meno autisti: Arriveremo alla guida autonoma
Ma la previsione è che per il futuro se ne vedano sempre meno. Ma non per i divieti o per le ferie, ma perché non si troverà più chi li guida e non è da escludere che il settore sprofondi in una grossa crisi per mancanza di personale. Ciò vale anche per il trasporto pubblico locale. La mancanza di autisti sta facendo diminuire in misura preoccupante l’offerta di bus, tram e metro. Le conseguenze sono intuibili.
Negli ultimi 5 anni sono stati persi quasi 410 mila patentati (-35%). Entro 10 anni la metà degli autisti andrà in pensione. Solo una piccola parte sarà sostituita dai giovani, il rischio è che in una decina d’anni il settore non sia più in grado di soddisfare le richieste di trasporto delle merci e delle persone.
Soluzioni? Autisti stranieri, vettori internazionali e camion a guida autonoma, quando ci saranno. Ma intanto?
Negli ultimi 10 anni le imprese di autotrasporto sono diminuite di 21.248 unità. Nel 2013 erano 101.935, nel 2023 sono scese a 80.687 (-20,8 %). Le situazioni più critiche in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia (-32,3%), Lazio (-30,7 %, Liguria (-30%), Piemonte (-29,9%).
Soprattutto nel Nord si è fatta sentire la concorrenza dei vettori stranieri, in particolare quelli provenienti dai paesi dell’Est. Grazie agli effetti delle crisi e ai processi di unione aziendale, la dimensione media delle imprese è aumentata ed è cresciuto anche il livello di produttività del nostro sistema logistico.