(di Bulldog) Questa è una classifica impossibile, che non esiste e mai esisterà. Le Olimpiadi sono sport, ma sono soprattutto esibizione di potenza politica. Si va alle Olimpiadi per vincere, mai per partecipare, e imporre così il proprio modello politico e sociale. Lo fece Hitler, lo ha fatto l’URSS, lo fanno gli USA e lo fa la Cina. Ti imponi nei campi di gara e poi esporti il tuo modello politico e sviluppi le tue relazioni commerciali.

Belli gli inni (anche loro vogliono trasmettere un messaggio al largo pubblico), belle le coreografie, gli atleti, lo sport. Tutto bello. Ma la sostanza è squisitamente politica.

E allora nel grande conflitto per il controllo di questo secolo, anche nello sport, fra USA e Cina tutti noi assecondiamo quella vulgata che vuole esclusivamente un’Europa vecchia, in declino demografico, in debolezza economica, senza valori, senza gioventù con la volontà di competere (e quindi, in prospettiva, di combattere), fragile vascello in balìa della competizione globale.

Questa sera USA e Cina conteranno le medaglie e diranno al mondo chi è leader. Ma se l’Europa fosse Europa non ci sarebbe partita. Perchè – a questo momento – se i nostri atleti corressero tutti sotto un’unica bandiera avremmo 295 medaglie totali di cui 92 d’oro. Gli USA ne hanno 121 totali e 38 d’oro, Pechino 90 e 39. Le altre grandi potenze sportive le osserveremmo col binocolo: Australia 50 medaglie, 18 d’oro; Regno Unito 63/14, Giappone 43/18. india, prossimo player leader mondiale, non pervenuta proprio, sei medaglie in tutto e nessuna d’oro.

Stupiti? e perchè mai? L’Unione Europa – sorta dalle ceneri di un’Europa distrutta praticamente ovunque – è oggi la seconda economia mondiale: col 6% della popolazione mondiale rappresentiamo poco meno del 20% del PIL globale contro il 27% degli USA e il 17,8% della Cina. E se molte delle produzioni “pesanti” dell’industria (cemento, acciaio ecc) sono finite nei Paesi dove costo del lavoro e diritti sociali sono di gran lunga inferiori dei nostri, l’Europa resta ancora un temibile competitor per chiunque: siamo il secondo polo produttore di tecnologie per la difesa col 21% circa delle esportazioni del settore dietro gli USA (38,6%) ma davanti a Russia (18,6) e alla Cina.

L’Europa resta il secondo produttore di auto: ne produciamo poco meno di 11 milioni contro i 26 milioni prodotti dalla Cina e i 9 degli USA. Ma il valore aggiunto è tutto europeo che vanta i marchi in assoluto più prestigiosi al mondo. Siamo il primo produttore di aeromobili commerciali al mondo.

Nelle rinnovabili surclassiamo chiunque nelle solari – 67,8 milioni di gigawatt a fronte dei 28,2 di Pechino – e nell’eolico siamo secondi soltanto ai cinesi. Siamo secondi soltanto alla NASA nell’aerospaziale e stiamo investendo per una nuova generazione di lanciatori che renda la nostra industria indipendente dai vettori statunitensi o russi così da portare in orbita quello che vogliamo, quando vogliamo, senza cedere informazioni a potenze comunque esterne.

Siamo l’area economica più green al mondo: l’Europa infatti non è responsabile della maggior quantità di CO2 immessa in atmosfera – attualmente produce un settimo del totale delle emissioni cinesi e meno della metà di quelle statunitensi: 1,9 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno contro, rispettivamente, 12,4 e 4,7 miliardi.

Siamo fra i pochi bastioni di libertà e sicurezza sociale. I nostri figli viaggiano liberi da Tallin a Finisterre e vivono nell’area con le maggiori opportunità dopo ottant’anni di pace, il più lungo periodo nella nostra storia millenaria.

Quindi, oggi non abbiamo 295 medaglie però possiamo anche smetterla col frignare perennemente su quanto siamo vecchi e fragili. Un po’ di orgoglio, eccheccazzo.