(di Ennia Daniela Dall’Ora) Dalla voce concitata di mio figlio al telefono da Atene nel primo pomeriggio di lunedì 12 capisco subito che qualcosa di grave stava succedendo. Mi informa di un terribile incendio che stava avanzando persino nel nostro quartiere e mi riporta una lista di nomi di amici da contattare perché, per usare le sue parole erano “messi male”. 

So cosa si provi in questi casi. So quanto si sia combattuti tra lo scappare, cioè tornare a Verona e il restare sul posto perché dopo anni di permanenza anche la Grecia è diventata “casa”. L’incendio, causato forse da un corto circuito, è iniziato domenica 11 agosto intorno alle 15.00 in località Varnava, a circa 35 km da Atene ed è apparso subito indomabile a causa della conformità del terreno, della vegetazione molto secca per le altissime e anomali temperature locali e della sostenuta velocità del vento impazzito che trasportando tizzoni creava continui nuovi focolai. 

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Gli esperti ne hanno contati ben 168. Le fiamme spinte dal vento dopo alcune ore hanno raggiunto Maratona e Nea Makri, paesi estesi tra il mare e le pendici del Monte Penteli. Il Monte Penteli, dal quale sono stati tratti anche i bianchi ed indistruttibili marmi per costruire l’Acropoli, è stato vittima di altri incendi, ma considerato da sempre polmone degli ateniesi, negli ultimi anni sono stati piantumati nuovi alberi ed è paradossalmente trattato dallo Stato come un sorvegliato speciale.

Contro il fuoco anche i droni

Quest’anno si è ricorso anche all’uso di droni che intervenendo sul focolaio, spesso in zone impervie, lo spengono sul nascere, limitando i danni. Ma domenica il famoso Meltemi di agosto, ha avuto la meglio sull’Attica ed ogni precauzione è stata vana. 

Alle 6 del mattino di lunedì sui telefonini dei residenti nelle località situate sul Monte Penteli, (località paragonabili alle Toricelle o Montericco) è arrivato il primo allarme, ripetuto alle 9.45, dal Ministero della Crisi Climatica e Protezione Civile per abbandonare le case ed evacuare la zona dove si trovano anche due ospedali uno militare e l’Ospedale Paidon, uno dei Nosocomi Pubblici di Atene per minorenni.

Penso ai piccoli pazienti spaventati in braccio ai sanitari o ai loro familiari che vengono rapidamente spostati in altre strutture mentre intorno il vento e il fumo, e dopo le 10, le fiamme divorano le verdi Palià Penteli e Nea Penteli e scendono a valle distruggendo vegetazione boschiva, coltivazioni, abitazioni, automobili, fabbriche e imprese, allevamenti di animali, cani e gatti randagi fino ad insidiarsi come serpenti velenosi tra e nelle abitazioni dei bellissimi quartieri nella zona nord-est di Atene, abitati da ateniesi e stranieri, tra i quali amici trentini e veronesi, persone per bene.

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Le descrizioni di mio figlio e le immagini che mi arrivano mi addolorano. I ricordi di momenti felici trascorsi spesso nei luoghi dove ieri e la notte tra lunedì e martedì governava il fuoco si mescolano alla trepidazione dovuta all’avanzare dell’incendio che ha interessato i quartieri di Vrilissia, Geraka e di Chalandri, dove abitiamo.  La mia notte è passata con i miei amici di Atene e quasi toccavo la loro paura.  Aver sentito la voce di Aristotelis dopo ore di tentativi mi ha commosso.

Aristotelis, primo nome della lista di amici datami da mio figlio, è proprietario a Palea Penteli, del Caffè/ristorante “Tre Monti”, il solo nome la dice tutta su quanto ami l’Italia, conosciuta durante i suoi studi alla Bocconi.

Tutto nel suo ristorante è italiano dal cucchiaino a tutto l’arredamento. Ha persino contattato la Ditta, incaricata da Zeffirelli che ha costruito la base/scultura delle tende dei ristoranti e caffè in Piazza Bra! È riuscito combattendo a salvare il suo ristorante intorno al quale ruota la sua vita, quella dei suoi cari, degli amici e del nostro gruppo di veronesi e simpatizzanti che da alcuni anni abbiamo scelto di farlo nostro luogo di ritrovo adottando come veronese anche Aristotelis, come pure Anastasia e Gianni, greco-canadese, la villetta dei quali è a pochi metri dalla ditta di legname avvolta dalle fiamme a Geraka.

Parlare con loro ieri sera è stato un sollievo, vedere la foto dei loro figli sia pur su sfondo diverso dal solito è stato un momento di gioia. Ripenso alla conversazione di fine maggio proprio al Tre Monti con l’Ufficiale-Formatore del Corpo dei Vigili del Fuoco della Sezione di Penteli durante la quale si era parlato sulla possibilità di coinvolgere i Vigili del Fuoco di Verona per la donazione di un’autopompa serbatoio usata.

Gli avevo promesso che mi sarei data da fare poi per mille ragioni ho rimandato e allora un senso di colpa mi invade e nello stesso tempo mi spinge ad agire per soddisfare la richiesta. Confido a Mery, mia vicina di casa a Chalandri i miei sentimenti.  È chiusa in casa senza poter aprire le finestre perché le continue esplosioni che si diramano dal fuoco terrorizzano sia lei sia la cagnetta che ha trovato per strada. Dalle parole di mio figlio non riconosco la mia città, Atene, perché sento parlare di apocalisse, di fumo, polvere e odore di tragedia. Anche il cielo ha un colore diverso: troppo rosso o troppo nero.

Come gli animi degli ateniesi in questo momento che piangono una vittima, Nadia, impiegata in un’altra fabbrica artigianale divorata dalle fiamme a Vrilissia. È dolore, condiviso da tutti. Oggi in Atene il vento soffia un po’ meno, ma il grigiore è in ogni angolo, siamo tutti chi da vicino chi da lontano in uno stato sospeso, in attesa che gli aiuti giunti dai Paesi Europei risollevino la situazione e che la Grecia, come già successo in passato, non sia dimenticata, in modo che ogni ateniese sfollato o senza tetto trovi un suo rifugio.