( di Paolo Danieli) Vannacci aveva stupito con lo straordinario successo del suo saggio ‘Il mondo al contrario’ che l’estate scorsa aveva dominato la hit parade dei libri. E aveva anche infastidito più di qualcuno. ‘Il generale faccia il generale e non si permetta di fare politica’ sentenziavano i custodi del politicamente corretto. Un militare non deve fare politica, dicevano. Dimenticando che la Costituzione garantisce libertà di espressione a tutti, soldati compresi. E quando alla fine s’è presentato alle elezioni ed è stato eletto al Parlamento Europeo con più di 500 mila voti, ottenendo quella legittimazione che gli si voleva negare a priori, si sono messi tranquilli.

Effetto Vannacci 

Ora che il generale s’è garantito un lauto stipendio si metterà quieto, avevano pensato, valutandolo col metro di chi pensa solo alla convenienza economica. Aggiungendo che se dal ‘sottoscala’ dell’Istituto Geografico Militare è andato a cacciarsi nel ‘cimitero degli elefanti’ di Bruxelles, peggio per lui.

Invece non è stato così. Vannacci c’ha preso gusto. E, da come si sta muovendo, la sua entrata in politica può rappresentare quel fatto nuovo che innesca all’interno della destra dinamiche fino a ieri non previste.

Vannacci indipendente nella Lega

Che voglia fare un nuovo partito lo ha già smentito. La sua sarà un’associazione culturale. Per ora. Ma che la sua presenza come indipendente nella Lega e nell’intero panorama della destra pesi è fuori discussione. Per Salvini quei 500 mila voti sono stati una fortuna: l’hanno salvato da un tonfo annunciato. Ma hanno anche avuto l’effetto di spostare la Lega ancora più a destra. Cosa non gradita a tutti i leghisti che, specie in Veneto, hanno non poco mugugnato. E le conseguenze si vedranno alle regionali dell’anno prossimo. Ma intanto Salvini con una sola mossa da un lato ha salvato la Lega, e dall’altro ne ha confermato il posizionamento in quell’area lasciata libera sulla destra da FdI, che pure potrebbe risentire della presenza del generale nel panorama politico.

C’è, è vero, una discriminante non da poco che è rappresentata dalla posizione sulla Nato e sulla Russia: la Meloni è atlantista e ostile alla Russia, mentre generale è su posizioni decisamente diverse e quindi incompatibili con quelle di Fratelli d’Italia. 

Ma attenzione. Un conto è la linea ufficiale del partito, con le sue responsabilità di governo ed i suoi impegni internazionali, e un altro quello dei suoi elettori. Ed è proprio su questi che potrebbe farsi sentire l’effetto Vannacci.