(di Bulldog) Sull’immigrazione la politica italiana farebbe bene a scegliere una strategia per i prossimi anni e non perdere tempo nella querelle ius soli-sanguinis o, il più democristiano scholae. Perché se ha ragione il governatore di Bankitalia Fabio Panetta nel 2040 mancheranno 5,4 milioni di lavoratori in Italia e il PIL crollerà del 9% rendendo pressoché impossibile pagare le pensioni ai baby boomer che saranno tutti lì, rincoglioniti magari dall’Alzheimer, ma presenti ogni primo del mese a ritirare l’assegno dell’INPS.
Questo renderebbe impossibile a Millenials, gen-X e gen-Z di continuare a godere di un welfare significativo e li costringerebbe a vendere buona parte di quell’ incredibile patrimonio che i boomer stanno consegnando loro. Non finirebbero sotto un ponte, ma la loro ricchezza e quella dei loro figli verrebbe definitivamente compromessa.
Dunque se mancano in prospettiva 5,4 milioni di lavoratori un Paese serio, e un Governo serio, dovrebbero iniziare subito a pensare a come convincere persone con skill professionali credibili ed utili a venire a stabilirsi nel nostro Paese. Partendo dalle necessità reali: mancano medici, infermieri, ingegneri, informatici, tecnici dell’industria, meccanici, panettieri, operai specializzati o da specializzare ecc.
Partendo anche dalle disponibilità esistenti: case sfitte, scuole di lingua e di specializzazione professionale. E dai benefit del vivere in Italia: clima, cucina, welfare, storia e cultura… E dai legami ancestrali: avete nonna o bisnonna italiana? Allora siete italiani tanto (e forse, più) di noi. Tornate a casa, cazzo fate in Venezuela o in Argentina, in mezzo al caos?
E ancora, pescando nei Paesi europei che hanno più giovani che vecchi: nuove leve che, magari, al freddo di Vilnius preferirebbero il sole del Belpaese. Del resto, noi esportiamo pensionati. Perchè non possiamo importare giovani?
Insomma, qui ci vuole un po’ di marketing. Dobbiamo rendere il Paese più cercato per le vacanze nel Paese più ricercato per il lavoro. Non dovrebbe essere così difficile. E’ riuscito a farlo persino Israele nonostante i “piccoli” problemi di sicurezza che deve affrontare. E prima di Israele la Germania distrutta del 1945 che si “prese” 15 milioni di Gast-arbeiter da Italia, Turchia, Spagna e Portogallo per ricostruire il Paese.
Una massa di giovani – attratta da stipendi, prospettive di carriera e qualità della vita – che porterebbe anche un’iniezione positiva al nostro Paese. Che, così, potrebbe cogliere l’occasione per ridimensionare se non eliminare quelle limitazioni alla crescita che sono garantite da nepotismo, corporazioni, numeri chiusi nell’istruzione superiore, ordini ed esami di Stato che servono (per buona parte) a bloccare la concorrenza e garantire a vecchi e notabili di galleggiare a danno di generazioni più motivate e qualificate di loro.
Per fare questo serve una nuova legge sull’immigrazione: bisogna dire chi vogliamo e come li vogliamo. Non ci servono boat people come nuovi schiavi per raccogliere il pomodoro, ma dei genietti che ci aiutino a creare il pomodoro del futuro. E fare come in Australia: si entra per quote nazionali, culturali, religiose rispettando le proporzioni attuali – l’Italia è già un Paese multi-culturale di fatto – per non stravolgere la storia ed il tessuto sociale del Paese.
Certo, servirebbero dei veri politici per fare questo. Merce sempre più rara, purtroppo.