(di Bulldog) L’autunno porta le tradizionali discussioni e polemiche sul debito pubblico e sulla manovra annuale di bilancio per riportarlo sotto controllo. L’Adige ne parla spesso (qui, qui e qui) perchè è convinto che se non si mette mano a questo bubbone il nostro Paese rischia moltissimo, E’ una vera e propria bomba che può esplodere nel caso di una “tempesta perfetta” e che può costarci davvero molto caro.

L’Italia – grazie al combinato disposto della irrazionalità degli elettori che chiedono, chiedono e chiedono ed alla irresponsabilità della classe politica che concede, concede e concede – è oggi il settimo Paese al mondo per volume del debito pubblico: 3 mila miliardi di dollari. Siamo dietro a USA (33mila miliardi$), a Cina (14,7 mila miliardi), a Giappone (10,6 mila miliardi $), Regno Unito (3,3 milia miliardi) e Francia (3,3 mila miliardi). L’India, potenza emergente con 1,6 miliardi di abitanti, ha meno debito di noi; la Germania ne ha meno di noi, il Brasile che pesa quanto noi nell’economia mondiale ha un debito pari a poco più della metà di quello italiano.

Abbiamo una grande fortuna: che il desk di Bankitalia e MEF è composto da grandissimi professionisti del collocamento dei titoli che godono della fiducia dei compratori (istituzioni e operatori professionali di UK, Europa e USA – in quest’ordine – principalmente detengono il nostro debito) e quindi sono in grado di piazzare sempre al meglio i nostri titoli di Stato. Un gioco di stop-and-go, come spiegava Guido Carli, ma che ha un costo che vediamo bene in questa tabella:

COSTI MEDI ALLEMISSIONE DEI TITOLI DI STATO 30.06.2024

Chi ha fatto il debito lo trovate qui, ma da Ugo La Malfa in poi l’Italia ha sprecato tutte le occasioni per rimettersi in riga e ridurre il debito pubblico. Perchè è pericoloso avere tanto debito anche quando si gode della fiducia dei mercati? perchè il costo del debito brucia la possibilità di realizzare cose utili. Spendiamo in interessi passivi di più di quanto investiamo nella scuola, ovvero nell’unico ascensore sociale che ha questo paese che premia esclusivamente notabili e corporazioni, e quindi il debito pregiudica la crescita futura di tutti noi.

Il grafico in apertura ci spiega quanto dobbiamo restituire ai mercati sin dai prossimi mesi ed è evidente che ogni restituzione avviene dopo la sottoscrizione di nuovo debito che copre anche la quota interessi pagata. Il debito così continua a crescere senza interruzioni di sorta e per fermarlo servirebbero tre condizioni: una forte crescita del PIL che porterebbe a nuove entrate fiscali; il calo dei tassi di interesse; una politica di rigore sulla spesa delle amministrazioni pubbliche e un prezzo ai cittadini più congruo rispetto ai costi effettivi che si sostengono per il servizio effettuato.

In primis la Sanità: ha un costo per abitante di poco più di 2mila€/anno. Ebbene sono pochissimi i contribuenti che riescono a coprire questo importo con le tasse che pagano nonostante il servizio offerto sia di qualità e dai costi relativi. Testimonianza diretta: doppio prelievo del sangue, elettrocardiogramma, ecografia, rx al torace, due infermiere e un medico a disposizione, più la struttura di pronto soccorso: costo sostenuto per questo percorso di cura: 118,2€ interamente coperti dalla Regione Veneto. Così è evidente che i conti non torneranno mai.

Analogamente per le pensioni sociali: è giusto che nel 2020 vengano sostenute dalla collettività persone nate nel 1960-1970 che da allora ad oggi non hanno mai versato un euro di contributo previdenziale? è credibile che in sessant’anni non abbiano mai lavorato un giorno? di che hanno campato? questa non è l’Italia del 1860 della povertà e dell’ignoranza diffusa. Questa è l’Italietta che campa a spese degli altri .

Quindi, un governo conservatore, che ha nel suo pantheon Ronald Reagan e Margaret Thatcher e non Mussolini e la trimurti sindacale, oggi dovrebbe mettere mano alle forbici e tagliare con decisione la grande cornucopia degli aiuti di Stato, bloccando subito i tantissimi bonus e riproponendo soltanto quelli davvero necessari alle fasce di popolazione realmente in difficoltà e quelli ai settori strategici dell’economia (quindi non i balneari o i tassisti) che possono garantire la crescita futura. Prendere una strada sull’economia dei prossimi anni (idrogeno, auto, spazio, farmaceutica , acciaio…decidano però) e su quella scommettere pesantemente.

E l’opinione pubblica – formata in larga parte da baby boomers che hanno goduto del periodo più ricco della nostra storia – dovrebbe smetterla di piangersi addosso, rinunciare a qualche benefit, e pensare di più ai propri nipoti (anche quelli che debbono ancora arrivare). L’Italia dei nonni di oggi deve pensare come fecero i nostri nonni l’altro ieri: meno spese inutili, maggiore concretezza, più devozione ai più piccoli.

Non andiamocene lasciando il costo delle nostre cazzate interamente sulle loro spalle…