L’ideologia woke non s’addice all’immagine di alcune aziende leader Usa. Harley-Davidson e Jack Daniel’s. Chi non conosce questi brand, simboli dell’America? O meglio, di un certo tipo di America. Quella più profonda, tradizionalista e un po’ western, alla John Wayne e alla Steve Mc Queen.
Chissà perché, forse sotto la pressione del ‘politicamente corretto’ o più semplicemente perché convinte di aumentare il fatturato, queste due aziende per la loro comunicazione si erano allineate alla politica “DEI”, che sta per “diversità, equità e inclusione” adottando l’ideologia woke, ultima evoluzione della cultura liberal, contro il razzismo e l’ingiustizia.
La pubblicità woke non paga
Esattamente come stanno facendo molte aziende anche in Italia e in Europa. Basta osservare per 5 minuti gli spot pubblicitari che vengono diffusi dai media per rendersi conto come anche la comunicazione commerciale di diventata strumento del mainstream.
Non dev’essere stato facile per Harley-Davidson e Jack Daniel’s abbracciare un’ideologia antitetica alla loro immagine iconica di un’America non certo “liberal”. Ma la ferrea logica del profitto aveva vinto, convinti com’erano i loro top manager che era necessario seguire la corrente dominante.
E’ così che, dopo un primo sbandamento, la famosa casa produttrice di whisky del Tennessee che nel proprio marketing aveva abbracciato il ‘wokismo’, ha fatto una brusca inversione di tendenza tornando sui propri standard tradizionali.
Qualcosa del genere è accaduto alla casa produttrice della birra Budweiser, diffusissima presso il proletariato americano. Dopo che per i propri spot pubblicitari aveva ingaggiato un transessuale aveva visto crollare le vendite.
Lo stesso è accaduto per la Harley-Davidson. Nel 1993 la celeberrima fabbrica delle mitiche motociclette cromate, che nel 1977 aveva lanciato un modello denominato “Confederate Edition”, recante la famosa bandiera sudista, aveva vietato ai propri concessionari l’uso di questi simbolo in nome del “politicamente corretto”. La bandiera dei Confederati è uno dei simboli della destra americana, radicata negli stati del Sud, notoriamente meno inclini al melting pot propugnato dai progressisti democratici.
L’idea però non ha funzionato. Di fronte alla levata di scudi dei motociclisti americani, l’industria ha dovuto scegliere fra il mainstream e i clienti, primi propagandisti del grande marchio. Ed hanno scelto questi ultimi, rimuovendo il divieto della ‘croce sudista’.
Curiosa questa nemesi. Nel paese quintessenza del capitalismo, dove tutto è condizionato dal business, è proprio la logica del profitto a condannare il wokismo come un’ideologia minoritaria imposta da quelle che vengono chiamate a sproposito élite, ma che non ha alcuna corrispondenza con il comune sentire degli americani. Un fenomeno che, in vista delle presidenziali di novembre, vale mille sondaggi. Perché questi si possono anche truccare, ma non le vendite delle moto, delle birre e del whisky.