(di Rocco fattori Giuliano) Doveva sbarcare in Italia per rafforzare la sua presenza in Europa. Prima a Vigasio, poi in Piemonte. Ma nonostante gli aiuti del Governo italiano non se ne farà nulla. Almeno per il momento. Intel ha infatti rilasciato questo mese una serie di risultati finanziari disastrosi, che hanno suscitato una reazione brutale da parte del mercato, e vede il titolo in borsa in caduta libera rispetto ai suoi diretti concorrenti.
Le vendite del colosso dei semiconduttori sono diminuite dell’1% rispetto all’anno precedente, e l’azienda ha dichiarato una perdita netta di 1,6 miliardi di dollari, a fronte di un utile di 1,5 miliardi nello stesso periodo del 2023. “I nostri costi sono troppo alti, i nostri margini troppo bassi,” ha scritto Pat Gelsinger, amministratore delegato dell’azienda, in una nota ai dipendenti. Come conseguenza di questa situazione, Intel ha annunciato l’intenzione di tagliare 15.000 posti di lavoro e sospendere il pagamento dei dividendi, distribuiti ininterrottamente dal 1992. Da quando i risultati sono stati pubblicati, il prezzo delle azioni di Intel è crollato di quasi il 30% e perde il 52% nel year-to-date.
Quando Pat Gelsinger è tornato alla guida di Intel nel 2021, ha introdotto il modello IDM 2.0, prevedendo perdite a breve termine ma successi a lungo termine. Tuttavia, a causa degli enormi investimenti nella capacità produttiva statunitense e nella produzione di chip basati sui nodi più avanzati, i margini di profitto di Intel sono rimasti estremamente sottili. Politico riporta che, a causa di perdite finanziarie, Intel ha sospeso diversi progetti in Europa.
Tra questi, un centro di ricerca e sviluppo per l’IA e l’HPC vicino Parigi, che avrebbe dovuto impiegare 450 persone, e un impianto di produzione da 4,5 miliardi di euro in Italia, che avrebbe creato 1.500 posti di lavoro diretti e 3.500 nell’indotto. Nonostante questi rallentamenti, Intel sta concentrando i propri sforzi in Irlanda, dove dispone di una fabbrica di punta, e in Germania, dove sta investendo 30 miliardi di euro per costruire una delle fonderie più avanzate al mondo, anche se l’avvio della produzione è stato posticipato al 2028.
In Polonia, la società produttrice di semiconduttori e microprocessori sta inoltre pianificando un impianto di packaging avanzato da 4,6 miliardi di euro, che lavorerà in sinergia con la fonderia tedesca per la produzione di chiplet.
Dal momento in cui ha assunto il ruolo di CEO, Gelsinger ha cercato di riportare l’azienda di Santa Clara, California alla gloria di un tempo. L’amministrazione Biden, interessata a riportare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti, considera Intel un “campione nazionale”. Tuttavia, i recenti dati finanziari ricordano quanto la società sia ancora in ritardo rispetto a concorrenti come Nvidia e TSMC, e quanto tempo sia necessario per recuperare terreno in un’industria che richiede tempi di investimento lunghi. Questo scenario rappresenta un avvertimento anche per i governi: scegliere i vincitori nel settore non sarà facile.
Intel. Decenni di dominio e il declino
Per decenni, Intel ha dominato la produzione globale di chip, soprattutto grazie all’alleanza “Wintel” con Microsoft, che le ha permesso di monopolizzare il mercato dei personal computer (PC) negli anni ’90 e 2000. Tuttavia, una serie di errori strategici ha contribuito al declino dell’azienda. La focalizzazione eccessiva sui PC ha portato Intel a trascurare la crescente domanda di chip per telefoni cellulari. Anche quando molte aziende concorrenti adottavano un modello “fabless” — in cui la progettazione dei chip viene esternalizzata a produttori come TSMC — Intel ha continuato a produrre i propri chip in-house.
Errori ripetuti nella produzione durante la metà degli anni 2010 hanno causato ritardi nel lancio dei processori, con una conseguente perdita di quota di mercato a favore di AMD nel suo core business dei processori. Ancora più grave, il colosso dei semiconduttori è rimasto in gran parte assente dal mercato in rapida crescita dei chip specializzati per l’intelligenza artificiale (AI), dominato da Nvidia, oggi l’azienda di semiconduttori più preziosa al mondo con un valore di 3.2 triliardi di dollari.
Intel. Il piano di Gelsinger e la lunga strada per recuperare terreno
Consapevole della situazione, Gelsinger ha avviato un processo di riorganizzazione subito dopo la sua nomina nel febbraio 2021, separando le attività di progettazione e produzione in due divisioni distinte. Questo permetterà alla parte di progettazione di scegliere il miglior produttore per le proprie esigenze e consentirà alle fabbriche di Intel di produrre chip per terzi. L’obiettivo di Gelsinger è ambizioso: vuole che Intel diventi la seconda più grande fonderia al mondo entro il 2030, superata solo da TSMC.
Intel sta quindi cercando di recuperare terreno su due fronti: competendo come progettista fabless contro Nvidia e AMD, e cercando di conquistare il mercato delle fonderie dominato da TSMC. Tuttavia, il primo obiettivo sembra particolarmente arduo. Nel 2024, Intel prevede di vendere 500 milioni di dollari in chip AI, mentre Nvidia ne vende già 20 miliardi di dollari a trimestre.
Inoltre, il successo nel mercato dei chip AI non dipende solo dai chip stessi. Nvidia, infatti, vende anche l’infrastruttura di rete che collega centinaia di processori, e dispone di una piattaforma software avanzata, CUDA, che permette ai clienti di ottimizzare le prestazioni dei chip.
Intel. Il futuro dell’azienda: investimenti e sfide
Per quanto riguarda la crescita del suo business come fonderia, Intel sta facendo enormi investimenti. Nei prossimi cinque anni, l’azienda prevede di spendere 100 miliardi di dollari per costruire nuovi impianti e ampliare quelli esistenti negli Stati Uniti. Per finanziare questi ambiziosi progetti in un contesto di crescita stagnante, Intel sta ricorrendo a fonti di capitale creative. Nell’agosto 2022, Brookfield, un grande investitore infrastrutturale, ha accettato di finanziare fino al 49% del costo di un nuovo impianto da 30 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
A giugno di quest’anno, Apollo, una società di private equity, ha contribuito con 11 miliardi di dollari per una quota simile in una fabbrica in Irlanda. Intel ha inoltre beneficiato di 8,5 miliardi di dollari in sovvenzioni e di prestiti fino a 11 miliardi dal governo americano.
Tuttavia, con entrate ancora basse dal settore delle fonderie e con la domanda per i suoi prodotti principali stagnante, Intel dovrà trovare nuove fonti di finanziamento o richiedere ulteriori aiuti governativi per sostenere i propri progetti. L’azienda e il governo americano dovranno affrontare sfide complesse per garantire il successo futuro della compagnia americana.