(di Giorgio Massignan) La politica è strana e molto spesso incomprensibile ai non addetti. Le persone comuni, coloro che non sono state illuminate dalla logica contorta del politichese, sono portate naturalmente a difendere i propri figli, i propri progetti e le proprie idee. In politica invece è tutto diverso e, se un proprio progetto viene portato avanti dagli avversari, è quasi doveroso contestarlo e accusare il rivale che se n’è appropriato di sprecare denaro pubblico per un’opera sbagliata. È questo il caso dell’inutile, costoso e impattante progetto per il filobus

La vera storia del filobus. Dalla Sironi a Tommasi, passando per Zanotto, Tosi e Sboarina

Il censore del piano del filobus per la mobilità pubblica è lo stesso che l’ha proposto e fatto approvare dal Consiglio comunale, l’ex sindaco Flavio Tosi. Nonostante la paternità, da novello Saturno, non si fa scrupolo di divorare il proprio figlio e di attaccare il progetto e gli amministratori che hanno dovuto iniziare e tentare di concludere i lavori per realizzarlo.  È noto che i cittadini hanno spesso la memoria corta e si scordano dei veri responsabili della situazione critica in cui si trova Verona, pertanto ritengo opportuno esporre un breve sunto sulla vicenda del filobus: la prima amministrazione Tosi annullò il progetto per la metrotramvia, approvato in Consiglio Comunale dalla sindaca Michela Sironi, in buona parte finanziato dallo Stato e pronto per essere cantierato, optando per la realizzazione della superstrada detta complanare nord con il traforo della collina, la Strada di Gronda e per un progetto di filobus, il padre di quello attuale. 

L’allora assessore alla mobilità del sindaco Tosi, Enrico Corsi, aveva proposto un modello di filobus che, in centro storico veniva alimentato a gasolio, mentre fuori mura si avvaleva delle bretelle per l’energia elettrica. In seguito, i mezzi a gasolio furono sostituiti con quelli a batteria, mentre all’esterno del centro rimase il sistema elettrico.  Comunque, tranne qualche fasulla inaugurazione per la stampa, Tosi non iniziò mai i lavori.

Proseguendo con l’iter storico, nel 2017, la nuova giunta Sboarina, pur non condividendolo, fece proprio il progetto del filobus, giustificando la scelta con i finanziamenti già stanziati e con le eventuali penali da pagare nel caso il contratto non fosse stato rispettato. Nel 2022, dopo il taglio di un numero impressionante di alberi sani e vigorosi, milioni di euro pubblici spesi e il blocco di molte parti della città a causa dei cantieri edilizi, i lavori per il filobus con le “tirache” si fermarono, perché la maggioranza consigliare voleva evitare di presentarsi alle elezioni amministrative con la città nel caos per i cantieri aperti

La vera storia del filobus. Dalla Sironi a Tommasi, passando per Zanotto, Tosi e Sboarina

Il nuovo sindaco, Damiano Tommasi, valutata l’impossibilità di bloccare i lavori per il filobus, riaprì tutti cantieri con l’obiettivo di concluderli prima della fine della sua amministrazione.  Proprio l’inizio dei lavori ha dato la stura alle forze di opposizione per contestare l’intera opera e per cercare di scaricare le responsabilità del pesante impatto, che i cantieri stavano causando alla viabilità cittadina, agli attuali amministratori. 

Questa è la breve cronistoria della fine della metrotramvia e della nascita del filobus che ora Tosi-Saturno sta tentando di divorare.

Detto questo, il modello di trasporto pubblico del filobus risulta vecchio, obsoleto, costoso, impattante e tecnologicamente superato. Mentre la metrotramvia, per il maggior numero di passeggeri che avrebbe ospitato, poteva essere una valida alternativa all’uso dell’auto privata; il sistema filobus, con una portata molto minore, lo potrebbe diminuire per un massimo del 20%. 

Percentuale insufficiente a compensare la riduzione delle corsie delle grandi arterie, come via Mameli, per consentire la realizzazione dei percorsi protetti ed esclusivi destinati al filobus e alle piste ciclabili.    

Non si esclude il rischio che questa opera, anziché favorire il trasporto pubblico, molto probabilmente sarà il cavallo di Troia che permetterà, anzi, che renderà indispensabile la costruzione di nuove infrastrutture viabilistiche per compensare la riduzione delle grandi arterie di traffico.  

Il filobus non risolve niente. Anzi…

Entrando nei particolari, va detto che ogni filobus ha una portata di circa 140 persone e complessivamente i 39 mezzi previsti potrebbero servire circa 5460 utenti; numero decisamente insufficiente per essere realmente alternativo a quello privato a motore. 

Molte città hanno sostituito il filobus con sistemi di trasporto pubblico più efficienti e attuali, mentre altre hanno optato per i maxibus elettrici di nuova generazione, di 12 e 18 metri, che possono percorrere fino a 300 km con una sola ricarica. I motori elettrici sono alimentati da batterie al litio, con celle solari ad alta efficienza integrate nel tetto. Le batterie sono garantite per funzionare efficacemente per almeno dieci anni, dopo i quali andranno sostituite. I costi di esercizio si limitano alla manutenzione annuale del motore elettrico, inferiore aquella del motore a combustione.  Il costo di uno di questi maxibus è compreso fra i 300.000 e i 500.000 euro, secondo la dimensione. Il costo maggiore rispetto ad un autobus alimentato dal gasolio o dal metano, sarà compensato dalle minor spese per il carburante e per la manutenzione del motore a combustione interna. 

Bergamo, attraverso la propria azienda comunale di trasporto pubblico, ha acquistato, o è in fase di acquisto, 12 autobus elettrici e relativi impianti di ricarica. Con l’utilizzo di questi mezzi si sarebbero potuti evitare molti inconvenienti, come il collo di bottiglia di via San Paolo, la riduzione in larghezza di alcune vie molto trafficate, il taglio di centinaia di alberi sani e tanti disagi ai cittadini.

Filobus vs metropolitana leggera

Personalmente, per le necessità di Verona, ho sempre sostenuto il sistema di una metropolitana urbana di superficie, su sede esclusiva a trazione elettrica, con portata e frequenze ben superiori a quelle del filobus, con un percorso che evitasse il Centro Storico, non adatto a ospitare mezzi così ingombranti, percorresse l’esterno della cinta delle mura magistrali e fosse supportata da una serie di minibus elettrici per entrare in Centro Storico.  

Ma non tutto potrebbe risultare negativo. Nonostante il filobus non sia il sistema più adatto per risolvere il problema della mobilità, potrebbe rappresentare per Verona l’occasione per realizzare una vera e propria cerniera di ricucitura urbana, in grado di restituire un ambiente a misura d’uomo rivitalizzando l’intero tessuto delle aree attraversate.  Tutti i percorsi di attraversamento del centro, potrebbero divenire dei veri e propri corridoi di connessione tra monumenti, piazze e giardini e, ancor più importante e imperdibile, rappresenterebbe l’opportunità per ridare qualità alle periferie. Approfittando della realizzazione dell’infrastruttura filoviara, potranno essere ridisegnate strade, cordoni di verde e piazze a misura d’uomo, creando spazi idonei ai luoghi dell’incontro e della socialità, spazi oggi costretti nei ritagli non occupati dalle automobili.

L’attuale Amministrazione si trova nell’eccezionale condizione di poter esprimere la propria visione della Verona del futuro e a misura dei cittadini, speriamo la colga.