Il Verona ha 6 punti dopo 3 giornate di campionato. Una situazione insperata dopo la faticosa corsa per la salvezza della stagione scorsa e dopo la cessione di alcuni pezzi importanti come Noslin e Cabal. Sono il frutto di due vittorie: la prima col Napoli e l’altra col Genoa. Due squadre importanti, non due scartini.
Anche l’anno scorso di quest’epoca avevamo 6 punti, ottenuti con l’Empoli e con la Roma. Poi però è stato un disastro, fino a che, grazie all’ottimo lavoro di Marco Baroni, ha raggiunto la salvezza. Ottimo lavoro di Baroni, ma con lo zampino, anzi lo zampone, di Sean Sogliano, che in quattro e quattr’otto è riuscito a trasformare la svendita di mezza squadra, attuata dalla società per evidenti motivi finanziari, in un’opportunità. E’ sua buona parte del merito della salvezza. Come è sua gran parte del merito della squadra che è stata consegnata a Paolo Zanetti.
E’ vero che quest’anno, come l’anno scorso, abbiamo 6 punti. Ma sono 6 punti diversi perché sono stati ottenuti con una squadra che ha già le idee chiare ed una propria fisionomia, mentre quelli dell’inizio dello scorso campionato sono arrivati in una squadra che non aveva né capo né coda. Tant’è vero che poi non ne ha più azzeccata una per diversi mesi.
Invece l’avvio del campionato 2024/25 è tutta un’altra cosa. Ed anche se i nuovi acquisti hanno appena cominciato a giocare assieme si vede già che sono ingranaggi che girano in una macchina che funziona.
Un’esempio? Banale ma vero. Il gioco dell’ella della passata edizione era consistito in Montipò che tirava la palla lunga cercando la testa dello spilungone Djuric. Annullato lui, finito il gioco. Poi, quando l’hanno venduto, han dovuto cambiare. E le cose sono migliorate.
Il Verona di Zanetti è tutta un’altra cosa. I giocatori sanno come muoversi. E senza andare a guardare i singoli elementi bisogna dire che la squadra ha dei punti fermi, dei riferimenti sui quali si innestano tanti nomi nuovi che hanno tutta l’aria di essere bravi e di poter solo migliorare a mano a mano che crescerà ì’intesa complessiva.
Hellas. 6 punti chiamati Sogliano
Per la tifoseria gialloblu paragonare l’Hellas al Chievo dei miracoli può suonare come muna bestemmia. Ma per capire bene con chi abbiamo a che fare è necessario farlo.
Se il Chievo a suo tempo è diventato la favola del calcio italiano il merito è esclusivamente di Giovanni Sartori, un grande direttore tecnico, uno girando instancabilmente per tutti o campi di calcio d’Europa che ha saputo sempre indicare alla società chi comprare e chi vendere. Quando se n’è andato il Chievo, vicende extra calcistiche a parte, è finito. Sartori però dalla Diga s’è trasferito a Bergamo. Ed ha fatto lo stesso miracolo con l’Atalanta. Poi lo stesso a Bologna, rivelazione dello scorso campionato.
Ecco, Sean Sogliano è il Sartori del Verona. Guai a lasciarselo scappare.