(di Rocco Fattori Giuliano) In occasione della presentazione agli analisti internazionali della relazione semestrale al 30 giugno 2024, Alessandro Mutinelli, presidente ed AD di Italian Wine Brands (IWB), ha condiviso con L’Adige  alcuni dettagli sulle operazioni dell’azienda e sui mercati di riferimento. La chiusura dello stabilimento in Piemonte, il potenziamento della presenza nel Veronese, l’espansione in Italia e all’estero e le prospettive di crescita fanno parte di una strategia precisa che punta a consolidare la leadership nel settore vitivinicolo.

Il primo gruppo italiano quotato ha chiuso la semestrale con ricavi delle vendite per 191 milioni €  (contro i 196 dello stesso periodo 2023) generati da 36,2 milioni€ di vendite Italia e 154 milioni dai mercati internazionali. In Italia a crescere è stato soprattutto il comparto horeca (più 2,43% sul 2023) e le vendite online, più 6,56%.  I dati più rilevanti riguardano però la componente economica con un MOL in crescita del 27,1% a 21,9 milioni €; un risultato operativo a 14 (più 41,7%) e un risultato ante-imposte per 12,2 milioni € contro i 6,2 registrati nello stesso periodo dell’esercizio passato (più 96,6%).

Mutinelli ha spiegato che la decisione di chiudere lo stabilimento piemontese è stata dettata da una razionalizzazione della produzione: «Abbiamo due stabilimenti: uno dove è concentrata la produzione di spumanti ed un altro a Calmasino, in più abbiamo uno stabilimento di produzione anche in Toscana. Questi stabilimenti potevano assorbire la produzione dello stabilimento in Piemonte ottimizzando la gestione». Inoltre, il gruppo ha mantenuto una presenza commerciale in Trentino e ha stabilimenti all’estero, dimostrando un approccio globale: «Operiamo in tutto il mondo, in ogni canale commerciale ed abbiamo un portafoglio prodotti completo, che comprende le maggiori regioni italiane».

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Nonostante le sfide internazionali, con alcune contrazioni nelle vendite in alcuni mercati, Alessandro Mutinelli ha confermato che Italian Wine Brands continua a registrare profitti, con un trend di crescita che si riflette anche sulla politica dei dividendi: «IWB ha sempre prodotto utili, in tutti gli anni dalla sua costituzione. Quest’anno abbiamo deciso di distribuire 50 centesimi di dividendo per azione, contro i 10 dell’anno precedente, grazie ad una maggiore redditività e disponibilità di cassa».

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Con un fatturato quadruplicato dal 2015 al 2023, passando da 140 milioni a 430 milioni di euro, e con oltre 170 milioni di bottiglie vendute ogni anno, IWB si conferma come una delle principali realtà nel settore vitivinicolo internazionale: «Io penso sia una storia di crescita e di successo che spero continui per tanti anni».

IWB, il mercato italiano e la strategia omni-channel

Un altro aspetto rilevante emerso dall’intervista è il crescente peso delle vendite in Italia. A tal proposito, Mutinelli ha sottolineato l’importanza dell’approccio multi-canale: «Dove c’è un cliente, un’occasione di consumo, lì vogliamo essere. Se i clienti vogliono acquistare dallo smartphone, noi ci siamo con Svinando e con Giordano. Se vogliono acquistare al supermercato o in un ristorante, anche lì siamo presenti. E’ un approccio multicanale, multi brand, più complesso da gestire, perché implica diverse strutture commerciali e di marketing».

Questo approccio ha portato ad un’espansione della rete distributiva attraverso accordi con la grande distribuzione, il canale Ho.Re.Ca e le vendite online, queste in particolare tramite la piattaforma Svinando, acquisita nel 2018: «Svinando è stata la nostra prima piccola acquisizione […] avevamo deciso di allargarci acquistando un competitor».

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IWB, le sfide nei mercati esteri

A fronte della crescita in Italia, l’andamento dei mercati esteri non è stato omogeneo. Mutinelli ha evidenziato un forte incremento negli Stati Uniti e in Svizzera, a fronte di un calo in Germania e nel Regno Unito: «Il dato tedesco è facilmente spiegabile, la Germania è in crisi economica e i consumatori stanno comprando meno. In UK abbiamo avuto un aumento nel canale Horeca e un calo nella GDO. Questi sono i primi quattro Paesi di esportazione del vino italiano. Un segno molto importante, + 20 %, lo abbiamo registrato nei Paesi “terzi”, quelli minori».

Il gruppo, comunque, sta riscontrando tassi di crescita annua attorno al 20% nel resto del mondo, in particolare nei mercati emergenti, grazie a una strategia di espansione globale: «Esportiamo in novanta paesi, la geografia dove si manda il vino negli ultimi anni si è allargata di molto».

Quanto a nuove espansioni, Alessandro Mutinelli conferma: «Sul lato M&A, stiamo valutando in maniera molto selettiva i diversi dossier che arrivano, dando attenzione solo a quelle opportunità che possono realmente apportare valore al gruppo».