La montagna partorisce – forse – un topolino e la Trimurti che fa? si lamenta che nessuno la convochi e la informi sui (non) passi in avanti per creare l’Agsm Aim del futuro. Al consiglio comunale di Vicenza nei giorni scorsi, i vertici della ex municipalizzata scaligera hanno propinato l’ennesimo progetto per una sinergia industriale (non una fusione cui nessuno crede più ormai) con TEA Mantova e Dolomiti Trentino. Non è un dossier nuovo e non c’è neppure una soluzione nuova: al di là dei numeri di fatturato resta la posizione privilegiata di Dolomiti che ha in mano le concessioni idroelettriche della Provincia autonomia di Trento (e in prospettiva incasserà a fine concessione pure quella scaligera di Rovereto) e il ruolo da mero reseller delle due compagnie a valle.
Ma tanto basta a CGIL, Cils e UIL di Verona e Vicenza per lamentarsi di come le giunte socialiste di Verona e Vicenza snobbano il parere dei lavoratori: «Restiamo sbigottiti – spiegano in una nota congiunta Francesca Tonieri, Giampaolo Veghini, Giuseppe Bozzini, Raffaele Consiglio, Giancarlo Puggioni e Carola Paggin – dal fatto che le strategie industriali e le linee di sviluppo di quello che vuole essere un grande soggetto pubblico nel settore dell’energia, in grado di giocare un ruolo di primo piano all’interno di una vasta area geografica tra il Veneto occidentale, la Lombardia e il Trentino, e che può avere forti ripercussioni sui cittadini, possano venire diffuse da fugaci dichiarazioni a mezzo stampa, peraltro suscettibili di aggiustamenti e precisazioni a distanza di soli pochi giorni.
Serve prima un confronto con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali. Non è certamente questo il sistema di rapporti che abbiamo in mente per il gruppo Agsm-Aim. E non è questa la corretta applicazione del protocollo di relazioni industriali sottoscritto lo scorso 2 aprile dai Sindaci di Verona e Vicenza Damiano Tommasi e Giacomo Possamai, nel quale invece si parla di dovere di informazione e di rapporti fondanti sulla partecipazione dei lavoratori.
Dunque, in considerazione degli inevitabili potenziali riflessi sull’occupazione, che si parli di “fusioni” o più semplicemente “sinergie industriali”, le informazioni riguardanti assetti societari, piani industriali, strategie di sviluppo complessive, devono prioritariamente passare dal tavolo di confronto confederale che il Gruppo si è impegnato a convocare almeno una volta all’anno.
Non è accettabile che in una grande azienda pubblica le decisioni e gli orientamenti vengano annunciati e discussi senza prima avere messo in atto quel processo di partecipazione che le parti si sono impegnate a svolgere. Così si aprono le porte al conflitto sociale.
Ai Sindaci e al Presidente chiediamo pertanto pieno rispetto dei ruoli reciproci e delle responsabilità. E che venga chiarito, nell’ambito dell’incontro confederale fissato (non senza insistenze e fatica) per il mese di ottobre, quali siano le reali intenzioni e i programmi del gruppo».
Non una parola sulla gestione del ciclo dei rifiuti – Serit verrà chiusa e non è affatto sicuro che i Comuni del Bacino Nord si prendano in carico tutti i suoi lavoratori e, inoltre, manca un impianto di valorizzazione dei rifiuti in tutto l’ovest dato che su Cà del Bue si scappa da trent’anni -; non una parola sulla produzione di energie da rinnovabili e di possibili nuovi impianti, non un cenno sull’idrogeno o sulle CER che potrebbero essere una piccola miniera d’oro se si coinvolgessero davvero le realtà locali.
Di questo la Trimurti non parla. Contano solo le posizioni e bloccare il numero dei dipendenti. Su cosa fare però per garantire a Verona e Vicenza di avere un ruolo nel mercato dell’energia che non sia quello di un venditore qualsiasi il silenzio è tombale.