(di Gianni Schicchi) Venerdì 27 settembre alle ore 21 va in scena a Fucina Culturale Machiavelli nel teatro mazziano di Santo Stefano uno spettacolo musicale-letterario dal titolo Bute.

Bute è un personaggio della mitologia greca che oggi evoca ancora immagini potenti e rivelatrici; quella figura mitologica, impulsiva e bizzarra che imbarcato, dice il racconto di Apollonio di Rodi, nel periplo della nave degli Argonauti, ascolta il canto delle sirene e non resistendo alla sua potenza ammaliatrice, abbandona senza esitazioni il remo per tuffarsi tra i flutti, affrontando coraggiosamente l’ignoto. 

“BUTE, oltre il Canto delle Sirene” è essenzialmente una proposta che si presenta nella forma di una performance musicale e letteraria, nella quale suoni acustici ed elettronici, flauti, percussioni, voce recitante e canto interagiscono, mentre in parallelo si proietteranno su uno schermo immagini video, realizzate anche con le illustrazioni dell’artista Rachid Bahri, che integrano il senso del racconto. 

Storie e citazioni raccolte che, prendendo spunto dal ‘gesto di Bute’, si snodano in un peregrinare quasi casuale tra le pagine di alcuni libri, dei tanti racconti, indagini, pensieri, riflessioni che ci possono illuminare su ciò che anima l’esplorazione dell’ignoto. 

Le fonti letterarie di Bute, oltre il canto delle sirene, è il progetto di una performance musicale e letteraria, guidata dalla voce recitante di Riccardo Massari Spiritini e strumentalmente da Fabio Zannoni. Il filo del racconto, degli spunti letterari e delle realtà del percorso proposto, si snoderà con un viaggio attraverso tutta una serie di tappe od episodi, come quella fondamentale del racconto dell’Ulisse del canto XXVI dell’Inferno dantesco, di chi, nell’utopico miraggio di “seguir virtute e canoscenza”, vuole sfidare il destino oltrepassando le colonne d’Ercole. 

Il punto di partenza per cercare di individuare un ipotetico “spirito di Bute” prenderà la mosse da alcuni spunti, dalle ricerche di due studiosi, Guido Barbujani e Andrea Brunelli, Il giro del mondo in sei milioni di anni, che attraverso i loro studi sulle tracce genetiche delle prime specie umane, hanno delineato le mappe ed i percorsi delle prime grandi migrazioni dell’umanità. Un viaggio che quindi, attraverso una rassegna di citazioni letterarie, si inoltrerà nelle visioni di fantasmagoriche. 

Città invisibili dipinte da Italo Calvino – così in quelle ‘visibili’, come la New York degli anni ’30, così come la visse Federico García Lorca, descritta in Poeta a New York, la Bombay tratteggiata, attraverso lo sguardo curioso e indagatore dello Antonio Tabucchi, in Notturno indiano, o la Marrakech, con la sua celebre piazza, Jemaa el-Fna, brulicante di vita e dipinta con visionaria lucidità dallo spagnolo Juan Goytisolo.

Da una prospettiva fortemente esotizzante, come quella di Paul Bowles, potrà quindi emergere, emblematica, quella allucinante vertigine data dalla visione dell’infinto, propria di alcuni momenti di un romanzo come Il tè nel deserto. In una dimensione più globale, il tema del viaggio diventa il tema della necessità, come quello delle migrazioni di animali che liberamente si spostano nelle varie zone del pianeta, con incredibili automatismi: così il viaggio delle anguille che trasmigrano e nidificano nel mar dei Sargassi, mirabilmente descritto da Julio Cortázar in Prosa del observatorio. 

Questo percorso, che emerge come da una selezione a zig zag di letture – nel tentativo di individuare quello che abbiamo chiamato ‘spirito di Bute’, proprio di un’umanità in perpetuo movimento – si viene delineando sia attraverso le visioni premonitorie di Pier Paolo Pasolini, sia con un salto dalla letteratura alla cruda realtà, attraverso le pagine di quell’incredibile libro/testimonianza che è Il naufragio del giornalista Alessandro Leogrande.

Il progetto di Riccardo Massari Spiritini e Fabio Zannoni, si avvale della partecipazione di Elena Bertuzzi, soprano, con la voce recitante di Olga Manganotti, attrice, voce recitante, l’illustrazione artistica di Rachid Bahri.