Verona è la provincia leader in Italia per l’export agroalimentare con i 2,2 miliardi prodotti nei peri 6 mesi dell’anno. Seguono Cuneo e Milano. Tra le venete Treviso è 11ª, Vicenza 14ª, Venezia 20ª. E questo nonostante gli eventi climatici non favorevoli che vs non ad incidere sulla produzione.
La crescita del 4,9% è però minore di quella nazionale, che è del 7,1%.
Incidono pesantemente i costi dell’energia e delle materie prime che nel 2023 ha pesato per il 57%.
Dati del Report “Economia, agricoltura e agroalimentare” di Confagricoltura Verona, in collaborazione con l’Ufficio Studi CGIA di Mestre.
Determinante nella leadership di Verona l’export del vino
Negli ultimi 16 anni è raddoppiato il valore dell’esportazione del vino che con oltre 2,8 miliardi di euro è il 36% dell’export di vino italiano. Il 53% rapportato al Nordest. L’andamento è stabile (-0,2%) a differenza di quanto avviene per i 2 competitor che calano del 5,6% per il Piemonte e del 4% per la Toscana.
Verona si conferma la provincia leader in Veneto per l’agricoltura, con 1 miliardo di euro di valore aggiunto pari al 30% del totale regionale. E come sottolineato più volte da L’Adige a questa leadership non corrisponde un ‘adeguata rappresentanza politica nelle istituzioni regionali. Verona lavora e produce, ma a comandare, a decidere regole e finanziamenti, a Venezia non c’è un solo veronese che conti. E questo, se per la legislatura regionale in corso è un dato di fatto e va messo nel conto dell’acqua passata, dovrà essere oggetto di un’attenta valutazione da parte dei rappresentanti politici veronesi quando tratteranno dei futuri assetti regionali, che nella sanità e nell’agricoltura hanno i loro punti di forza.
Nel 2023 l’agricoltura veronese cresce in controtendenza rispetto al resto del Veneto e dell’Italia che invece calano.E si stima un’ulteriore accelerata nel 2024, clima permettendo. Dopo Verona c’è Treviso, con 829 milioni; poi Padova (464 milioni), Vicenza (388), Venezia (383), Rovigo (242) e Belluno (96).
Il Veneto è la 3ª regione italiana per valore della produzione agricola, dopo Lombardia ed Emilia Romagna, pari all’11% del totale nazionale. Nonostante mel 2023 la produzione sia scesa sotto i 7,3 miliardi di euro (-3%) a causa di un clima avverso.
Ma incidono negativamente anche i costi di produzione più alti del 35% rispetto al 2019 a causa del costo dei fertilizzanti e dell’energia. Grazie alla guerra in Ucraina. C’è poi l’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce che hanno determinato l’ascesa del costo del denaro. Ed anche in agricoltura l’Europa non aiuta.
Secondo Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona “Verona mantiene il primato nazionale dell’export agroalimentare, raggiunto nel secondo semestre del 2023. Avevamo detto che sarebbe stato difficile mantenere il risultato di vertice, e invece ci stiamo riuscendo anche grazie alla diversificazione della struttura produttiva della provincia di Verona, che grazie alla sua molteplicità e ampia quantità e qualità di produzioni riesce ad essere più flessibile e resiliente rispetto ad altre realtà provinciali. Da rilevare, purtroppo, che i costi di produzione, in primis energia, concimi e tassi di interesse, rimangono elevati e superiori al periodo pre-Covid. Questo ci porta ad un’incidenza sulla produzione salita di 5 punti percentuali dal 2019 al 2022, traducendosi in minore marginalità per gli agricoltori”.
Renato Mason, segretario di CGIA Mestre: “Condizioni climatiche e fitosanitarie sempre più difficili, unite a pandemie nel comparto zootecnico, impongono una profonda riflessione sul futuro del settore agroalimentare, che necessita sempre più di innovazioni e soluzioni per preservare la quantità delle produzioni. Solo attraverso un sostanzioso piano di investimenti sarà possibile ridurre i costi di produzione e aumentare la redditività, continuando a garantire l’eccellenza del settore primario italiano; un piano che dovrà essere accompagnato, con lungimiranza, dai policy maker ma anche dal sistema bancario, favorendo costi del credito più contenuti”.