Il campo largo? di fatto, dopo il caos in Liguria e in Emilia Romagna non esiste più. Il veto mosso ai candidati renziani liguri ha aperto una frattura per molti versi incolmabili. Una cesura voluta dagli elettori dei partiti attualmente all’opposizione del governo di Giorgia Meloni nonostante abbiano del governo Renzi – e del suo boom alle Europee col PD al 40% cosa che nemmeno a Berlinguer riuscì – un “caldo” ricordo. Una contraddizione generata certamente dal carattere da vero toscanaccio (per dirla con Indro Montanelli) del leader di Italia Viva origine tanto dei suoi successi che delle sue sconfitte.

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Partiamo però dall’opinione degli elettori di centrosinistra sul campo largo così come raccolte dal settimanale Radar SWG: chi deve starci è chiaro un po’ per tutti: PD, CinqueStelle, Alleanza Verdi Sinistra, i radicali di +Europa e i centristi di Carlo Calenda. Italia Viva, come detto, va tenuta fuori per un elettore su due.

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E come potrebbe funzionare il campo largo? con quali leader e con quali limiti? Se fra i centristi prevale Calenda è Giuseppe Conte la figura che intercetta il plauso maggiore fra gli elettori PD che lo preferiscono ampiamente ad altri leader creando, al contempo, un problema nella conduzione della coalizione più vasta: un Giuseppe Conte così forte anche fra gli elettori PD potrebbe contendere la leadership ad Elly Schlein come spitzenkandidat alle prossime politiche. Tempo, per decidere questo, comunque ce n’è e, magari, Matteo Renzi potrebbe ritagliarsi uno spazio nuovo.

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Capacità per ribaltare la situazione negativa però l’uomo ce ne ha, e – in fondo – non è stato il peggiore fra i presidenti italiani del Consiglio come ritiene un italiano su tre. Nel PD rimpiangono la sua capacità di leadership e la concretezza nel fare le cose. Venne visto come una diga per fermare la montante marea cinquestelle e, in fondo, quel risultato lo ottenne stravincendo le Elezioni Europee. E il suo inglese, nel frattempo, è migliorato molto grazie alla assai ben remunerata attività di conferenziere in giro per il mondo. E, attenzione, se vince Kamala Harris, candidata del suo amico Barak Obama, sarà impossibile tenerlo fuori dal campo largo. E dalla stanza dei bottoni, soprattutto.