La Corte dei Conti nelle audizioni alle Camere sul Piano strutturale di Bilancio 2025-2029 ha confermato che la sanità italiana non è finanziata a sufficienza. Questo s’era capito, nonostante le dichiarazioni del Ministro Schillaci e del governo che affermano il contrario. Ma i numeri parlano chiaro. E la Corte dei Conti è deputata a fare i conti in tasca a tutti gli organi e le diramazioni dello stato e quindi bisogna crederci.
Da ciò deriva, come risaputo, la necessità di investire più risorse per le assunzioni ed il miglioramento delle condizioni lavorative del personale sanitario per evitare che i concorsi vadano deserti e che chi già ci lavora scappi via. Soprattutto gli infermieri, essenziali per la riforma dell’assistenza territoriale, strategica per abbattere le liste d’attesa e gli affollamenti dei Pronto Soccorso, due problemi che stanno vanificando giorni dopo giorno l’universalità dell’assistenza sanitaria nel nostro paese.
Secondo la Corte dei Conti sulla sanità vanno messi più soldi, anche perché, dalla sua analisi risulta che a consuntivo la spesa è stata inferiore a quanto previsto dello 0,4%. La spesa cresce a poco meno di 142 miliardi nel 2025 e supera i 147,5 miliardi nel 2027, un aumento reale dello 0,3% ma irrisorio rispetto alle necessità.
La legge di Bilancio 2024 aveva portato la spesa sanitariaa 134 miliardi e a 135,5 per 2026. Questo in numeri assoluti. Ma la triste verità è che nel rapporto col Pil continua a calare. Tra il 2024 e il 2026 passa dal 6,1% del 2023 al 5,8%.
Poi ci sono i soliti impegni per il potenziamento delle apparecchiature, della medicina territoriale, la ricerca e i Livelli Essenziali d’Assistenza, le assunzioni, l’edilizia sanitaria ecc.
Sanità. Una bomba a orologeria
Più che un Piano strutturale di Bilancio un libro dei sogni se invece di iniettare risorse nel sistema si preferisce spenderle in altri modi. Recentemente la Cgil ha manifestato in tutt’Italia in favore del sistema pubblico. Tutta l’opposizione spinge sempre di più sull’impossibilità del Ssn di erogare prestazioni a tutti in tempo utile e accettabile, dicendo che ciò fa parte di un preciso disegno volto a favorire la sanità privata. E soffia con facilità sul malcontento di coloro che devono pagarsi visite e cure intasca propria. Che esista una volontà politica di affossare il pubblico per favorire il provato è poco credibile. Che ciò avvenga come conseguenza di una sottovalutazione del problema è invece un dato innegabile. La legge di Bilancio è l’occasione per un cambio di marcia. Anche se pare che il governo non abbia la volontà politica di farlo. Non è chiaro se è perché sottovaluta la gravità della situazione. Ma in questo caso sottovaluta anche quella che sarà, o prima o poi, l’inevitabile reazione degli italiani.