(di Christian Gaole) Monsignor Rodella non si omologava. Questo il corpus del messaggio trasmesso ieri dai relatori presenti al convegno in ricordo di Mons. Aleardo Rodella. Organizzato dalla società Dante Alighieri, sezione di Verona, l’incontro ha visto la partecipazione fra gli altri del professor Gian Nello Rossetti, docente del liceo Maffei in cui Don Rodella ha insegnato a generazioni di studenti, il Professor Federico Perali, ordinario presso la facoltà di economia dell’Università di Verona e dal mondo professionale come il Dott. Corrado Regnoto.

Ha salutato anche il Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana mandano un messaggio di plauso all’iniziativa, che ha goduto del patrocinio della Camera, e al ricordo del Monsignore.

Una persona convenzionale? Tutt’altro. “Il monsignore – racconta Rossetti – raggiunse un’estrema libertà interiore che gli permise di mettere alla prova tutti i suoi interlocutori e stimolarne lo spirito critico”.

Molte persone in difficoltà si rivolgevano a Mons. Rodella perché egli “era un profondo conoscitore della materia filosofica, psicologica ed educativa” prosegue il Prof. Rossetti.

Quella del Monsignore è dunque stata un’opera fondamentale per la  nostra città che,  grazie anche all’ intervento del  prelato veronese, ha visto nascere, nel 1982, la sua università. Fino a quel momento, infatti, i corsi di laurea presenti a Verona dipendevano da quella di Padova. In questo modo, “tante giovani generazioni hanno potuto approfondire la materia economica nell’ateneo scaligero. La spinta che motivò   Mons. Rodella – conclude Regnoto –  fu la volontà di offrire un’Università libera e accessibile a tutti”.

“Monsignor Rodella – intervenire il Prof. Perali –  ci ha lasciato in eredità l’Ateneo Veronese, un patrimonio culturale che appartiene a tutta la città da custodire e coltivare”. Nel nostro ateneo – conclude Perali – molto è stato fatto, tra progetti di ricerca, più o meno tangibili, che hanno avuto un grande impatto sulla qualità della vita dei veronesi e della loro capacità di essere cittadini che partecipano in modo attivo alle scelte pubbliche”.

Per dimostrare quanto fosse sui generis la personalità del Monsignore, Rossetti racconta di quando “portava gli studenti del Liceo Maffei, istituto dove insegnava – in gita a Parigi, non era il professore di storia dell’arte a spiegare le opere, ma Mons. Rodella stesso. Inoltre, quando le folle acclamavano Giovanni Paolo II per la sua opera, egli gli riconosceva la sua grandezza, ma per lui il miglior Papa che la chiesa è stato Pio XII perché si era trovato una chiesa in ginocchio e l’ha risollevata. Capite che ci voleva coraggio ad affermare questo”.