Nel biennio 2022-2023, il 18% degli over 65 (2,6 milioni di italiani) ha dichiarato di aver rinunciato, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ad almeno una visita medica o a un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno. Escludendo quelli che non hanno avuto bisogno di visite o esami, risulta che coloro che hanno rinunciato a prestazioni necessarie sale al 23%

Questi i dati della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il 23% over 65 inuncia a curarsi. Inarrestabile crisi del Ssn

Grave la situazione per gli over 65

Il 61% non ha rinunciato a nessuna prestazione, mentre il 21% non ha avuto bisogno di visite mediche né di esami. 

Il 55% delle rinunce è dato dalla lunghezza delle liste d’attesa, il 13% per le difficoltà logistiche nel raggiungere le strutture sanitarie o la scomodità degli orari e il 10% per i costi troppo elevati delle prestazioni. 

Dai dati emerge una disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari, che varia notevolmente a seconda delle condizioni socio-economiche e della regione di residenza.

Il 23% over 65 inuncia a curarsi. Inarrestabile crisi del Ssn

La rinuncia è più frequente fra le persone socialmente svantaggiate. Per difficoltà economiche il 39% tra coloro che hanno dichiarato di arrivare a fine mese con molte difficoltà. Per bassa istruzione il 24% tra chi ha al più la licenza elementare.  Il  27% fra i residenti nelle regioni del Centro e Sud. Rinunciano più al le donne (25%) degli uomini 21%.

Più della metà di chi non rinuncia alle cure se l’è pagate di tasca sua. Il 10% ricorrendo esclusivamente a strutture private, il 49% ricorrendovi alcune volte. Solo il 41% ha utilizzato esclusivamente il servizio pubblico.

Il 23% over 65 inuncia a curarsi. Inarrestabile crisi del Ssn

Queste cifre sono ufficiali e dimostrano che la situazione è gravissima perché evidenziano che proprio la categoria che statisticamente per ovvie ragioni ha bisogno delle cure del Servizio Sanitario Nazionale è proprio quella degli ultra 65enni. Il fatto che di questi il 55% rinunci alle cure per la lunghezza delle liste d’attesa dimostra che il sistema sanitario non funziona più. Ancora più grave è che il governo non recepisce la situazione e continua con piccoli provvedimenti tampone che non servono a risolvere un problema così enorme.

Il SSN non è più finanziariamente sostenibile

Anche questi dati, che sono dell’ISS, emanazione del Ministero della Salute che quindi non può non conoscerli né valutarli,  uniti ai 3 miliardi che il governo ha deciso di destinare alla sanità nella legge di bilancio, dimostrano al di là di ogni dubbio che il sistema sanitario italiano non è più sostenibile dal punto di vista finanziario. Di questo la Meloni deve prenderne atto e intervenire con una riforma radicale che adegui il Ssn alla mutata situazione storica in modo che nessuno rimanga tagliato fuori come sta accadendo adesso. Lo deve fare. Non è colpa sua se non funziona più. Meglio essere chiari e dire agli italiani come stanno le cose e cominciare a lavorare per un sistema misto che tuteli tutti davvero. Non solo in teoria. Sta accadendo così anche in altri paesi europei. Non c’è da vergognarsene se il sistema non è più sostenibile finanziariamente. Continuare a far finta di niente sarebbe la cosa peggiore.