(di Paolo Danieli) La maggior parte degli omicidi o delle aggressioni che si registrano in Italia da qualche anno a questa parte vengono fatte con dei coltelli. A coltellate sono stati commessi molti vittime femminicidi. Con la minaccia di un coltello avvengono  stupri, rapine, atti di violenza  e minacce che rendono insicure le nostre città. Con un coltello è stato aggredito il poliziotto che è stato costretto a sparare alla stazione di Verona.

Come mai girano tutti questi coltelli? Una volta non era così. Almeno dalle nostre parti.

La risposta non è difficile. Il coltello è l’arma più facile da procurarsi e da portare con sé per coloro che intendono usarla come strumento di offesa. Inoltre portare con sé un coltello e saperlo usare fa parte di certe culture, degli usi e costumi soprattutto di molti immigrati che vivono fra noi.

Fino a ieri, prima che ci riempissimo di stranieri, poteva accadere di incrociare qualche violento che, magari per un parcheggio, ti faceva un occhio nero. Ma difficilmente la cosa finiva a coltellate. 

Adesso invece succede. Perché sono in tanti, troppi che girano con un coltello in tasca e sono pronti ad usarlo. Il che non è poi così facile. 

Bisogna essere psicologicamente e culturalmente attrezzati per conficcare una lama nella pancia di qualcuno. Cosa che non fa parte propriamente della nostra cultura, ma di altre. 

Troppi coltelli nelle tasche degli immigrati

Stranieri sbandati, spacciatori, membri di baby-gang non ci pensano un minuto, se ritengono di essere provocati, magari da un semplice sguardo, a mettere mano al coltello. Che poi ci siano anche degli italiani che lo hanno fatto, tipo Turetta o il barman milanese che ha assassinatola fidanzata con suo figlio in grembo è anche vero. Ma sono delle eccezioni da annoverare nella psicopatologia sociale. Ma in generale la situazione è quella descritta sopra.

Sorge allora spontanea la domanda: come ci possiamo difendere?

La legge vieta di girare con un’arma, a meno che non si abbia un apposito permesso, che si chiama appunto ‘porto d’armi’, che consente appunto di ‘portare’ un’arma. Arma che non dev’essere necessariamente da fuoco, ma può essere anche un coltello, in quanto atto ad offendere. L’art. 699  del codice penale stabilisce l’arresto da 18 mesi a 3 anni per chi, fuori della propria abitazione, porta un’arma per cui non è ammessa licenza, come, ad esempio, un coltello.

La legge c’è. Basta applicarla

. Se la Polizia e i Carabinieri fermassero e perquisissero tutte le persone sospette che s’incontrano per strada sai quanti coltelli salterebbero fuori dalle loro tasche? E quanti verrebbero arrestati? 

Ed anche i giudici avrebbero difficoltà a concedere loro la libertà provvisoria perché è evidente la possibilità se non la certezza della reiterazione del reato

Troppi coltelli nelle tasche degli immigrati

Se le Forze dell’Ordine cominciassero a fare così almeno si renderebbe la vita difficile a quelli che girano con il coltello in tasca. 

Ma l’ordine deve venire dall’alto. E devono essere protette e non lasciate in balia dei delinquenti e di quell’opinione pubblica che sta sempre immancabilmente dall’altra parte. 

E per questo ci vuole la volontà politica. Che finora non c’è stata e non c’è. Anche se la governo c’è la destra.