( di Ennia Daniela Dall’Ora ) L’ aria profuma di fiori bianchi e gialli. Crisantemi e margherite. Macchie colorate che contrastano con le antiche lapidi di pietra e con quelle più nuove di marmo lucido. Credenti o atei, fedeli o poco osservanti si sono riuniti ieri, festa dei Santi ed oggi, giorno di Commemorazione dei Defunti nei Camposanti. Sembra una specie di festa anche se la parola festa appare stonata in questo luogo di dolore. Il dolore per il commiato dai nostri cari è struggente ed indescrivibile. Colpisce tutto il nostro essere e nonostante il passare degli anni questa assenza, soprattutto se si tratta di familiari molto stretti o amici veri, resta incolmabile. Un velo di malinconia copre per tutti gli anni a venire il loro ricordo.
È difficile da accettare che chi ci ha dato la vita muoia. In realtà per i cattolici la loro morte è solo fisica perché l’anima sopravvive e raggiunge un Mondo migliore. Per tutti è certo che restano per sempre nei nostri cuori. Ieri e oggi dedichiamo loro con gratitudine pensieri e preghiere e lo facciamo accanto alle loro tombe, ai loro loculi e cellette precedentemente lustrate ed adornate di fiori condividendo una lacrima con chi ci sta vicino anche se forse è uno sconosciuto.
Il cimitero di Quinzano
Il Cimitero di Quinzano sempre così composto ed ordinato ha brillato nella notte di lumicini vivaci e le anime in questa notte possono riposare serene e soddisfatte perché parenti si sono riavvicinati, antichi rancori sono stati scordati e la comunità delle parrocchie vicine si è riunita in un unico coro. Piace pensare che ci sia un luogo accogliente, ai piedi delle colline, vicino alla Chiesa di San Rocco e di San Giuliano che può ospitarci permettendoci quella continuità di vita e morte. Non vogliamo lasciarci influenzare dalla mitologia greca che descrive il mondo sotterraneo dei morti essere buio e cieco e governato da un dio crudele, Ade, che rapisce i vivi portandoli nel suo mondo di morte, agli inferi, ma vogliamo credere in un mondo di morte dove ogni persona trovi la pace. La Pace etera.
Il cimitero Monumentale
Gli storici fanno risalire a Napoleone l’idea che ci dovesse essere un luogo apposito per la sepoltura. Con il l’Editto di Sant Cloud il 12 giugno del 1804 Napoleone pose fine alle sepolture dei morti nelle fosse comuni, nei cortili, ospedali e chiese e decise che si doveva destinare alle salme un luogo lontano dalle città sia per motivi sanitari sia per porre fine a tutti quei contrasti iniziati da secoli prima. Così la Città di Verona nel 1829 acquistò 91.000 metri quadrati di terreno al di là delle Mura di Porta Vittoria, in Campo Marzo e su progetto dell’ingegnere Giuseppe Barbieri iniziarono qualche anno dopo i lavori per la Costruzione del Cimitero di Verona. L’iniziativa di Napoleone di dare un luogo di sepoltura apposito è senz’altro apprezzabile, lo è meno invece il suo intento, influenzato dal suo credo politico, di far costruire tombe e lapidi tutte uguali.
A Verona ogni salma aveva la sua lapide con un numero scalfito sulla pietra il quale permetteva finalmente di distinguere i defunti, ma il progetto del Barbieri concedeva ai famigliari, ai discepoli o ai devoti, nel caso di gente di Chiesa, di creare sculture, monumenti o statue da dedicargli. Queste memorie oggi testimoniano la nostra storia. Il Cimitero Monumentale di Verona ospita anche nomi illustri di cui dobbiamo essere orgogliosi ed è ricco come un grande Museo di architettura, di sculture e vere opere d’arte. Ed oggi ornato di fiori, di voci sommesse, di pianti più o meno trattenuti da cittadini composti in silenzio, il nostro Camposanto racconta non solo la storia passata della nostra città, ma anche la dedizione e l’umiltà di noi veronesi verso chi oggi commemoriamo e onoriamo sperando che gli angeli dalle grandi ali li proteggano sempre.