Sono 118 mila le imprese sono a rischio usura e nell’ultimo anno sono aumentate di 2.600 unità: artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori “scivolati” nell’area dell’insolvenza e segnalati alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Una “schedatura” che preclude di accedere a un nuovo prestito. Lo denuncia l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.
Il problema è particolarmente accentuato al Sud, dov’è a rischio un’impresa su 3, con 39.538 aziende in sofferenza. Ma è nelle grandi aree metropolitane che il fenomeno si concentra. Roma è prima con 10.827 aziende; seguono Milano con 6.834, Napoli con 6.003, Torino con 4.605 e Firenze con 2.433.
Nel Nordovest le imprese in sofferenza sono 29.471, il 25% del totale. Al Centro sono 29.027, il 24,7% e a Nordest 19.677, 16,7%.
In Veneto le aziende a rischio sono circa 8.197 imprese. La provincia di Padova è quella che ne ha di più, 1.661, Vicenza 1.639, Treviso 1.417, Venezia1.192, Rovigo 462, Belluno 233.
La Direzione Investigativa Antimafia ha rilevato che il denaro contante proveniente dall’usura, venga poi reimpiegato in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana.
Una volta nella black list della Centrale dei Rischi diventa praticamente impossibile avere un prestito. Il rischio è la chiusura o cadere in mano agli usurai. Perciò la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del Fondo di prevenzione dell’usura, l’unico valido aiuto a chi si trova in difficoltà. E sempre la Cgia ricorda che chi viene segnalato alla Centrale Rischi della Banca d’Italia non è perché ha gestito male la propria azienda. Anzi, il più delle volte è perché non riescono riscuotere i crediti.
Contro l’usura i Fondi di Prevenzione e Solidarietà
Il “Fondo di prevenzione” prevede due tipi di contribuzione. La prima è destinata ai Confidi a garanzia dei finanziamenti concessi dalle banche alle attività economiche. La seconda è riconosciuta alle fondazioni o alle associazioni contro l’usura che sono riconosciute dal MEF. Dal 1998 al 2022, ai Confidi e alle Fondazioni lo Stato ha erogato 711 milioni di euro che hanno garantito finanziamenti per oltre 2 miliardi.
Cifre importanti che, però, secondo la Cgia andrebbero implementate: le crisi che si sono succedute in questi ultimi 15 anni hanno spinto molte attività sull’orlo del fallimento. Attività che se non vengono aiutate rischiano di scivolare nell’insolvenza o, nella peggiore delle ipotesi, nella rete tesa da coloro che vogliono impossessarsene con l’inganno, alimentando così l’economia criminale.
Il “Fondo di solidarietà”, offre, a chi ha denunciato gli usurai, l’occasione di reinserirsi nell’economia legale attraverso un mutuo di 10 anni senza interessi, il cui importo è commisurato agli interessi usurari effettivamente pagati e, in casi di particolare gravità, può tenere conto anche di ulteriori danni subiti.