(di Gianluca Ruffino) Dai primi calci in oratorio alla Serie C. Quella di Tommaso Marras, esterno d’attacco classe 2004 arrivato quest’estate al Caldiero dal Monza, è una storia da mostrare a tutti i bambini che sognano col pallone tra i piedi.
Dopo i primi calci con il Novara, squadra della sua città, Tommy a 13 anni si trasferisce allo Sparta Novara, dove inizia a mettere in mostra il proprio talento. La vittoria del campionato Under 15 Regionale da assoluto protagonista e i tanti goal messi a referto attirano le attenzioni del Chieri, squadra di Serie D, che lo lancia ancora 17enne in Prima Squadra.
Poi la grande occasione: la chiamata del Monza, che lo manda in Primavera. Marras brilla, tra goal e giocate, e aiuta i brianzoli ad ottenere la promozione in Primavera 1.
Quest’estate l’interesse del Caldiero, che lo acquista nell’ultima giornata di mercato. L’esordio tra i professionisti è da favola: Marras ci mette 44 secondi per siglare il suo primo goal, con un mancino dai 30 metri che vale il successo sulla Triestina.
Tra sogni e obiettivi, conosciamo uno dei talenti più interessanti dell’intera Serie C.
Cinque anni fa la vittoria del campionato regionale U15 con lo Sparta Novara, poi un percorso di crescita, che ti ha portato fino al professionismo. Quali sono i momenti più belli che ricordi nelle tue esperienze passate? E quando hai capito che il calcio sarebbe diventato la tua carriera?
Fin da piccolo pensavo che il calcio sarebbe stato la mia strada: che fosse stato nel professionismo o meno, avrei giocato a prescindere perché è sempre stata la mia passione. Uno dei momenti che ricordo con più piacere è la vittoria del campionato di Primavera 2 col Monza, per il gruppo e le persone con cui l’ho condiviso. Direi anche la convocazione della prima squadra del Monza per il Trofeo Berlusconi a San Siro, anche se non ho giocato, e l’esordio tra i professionisti con la maglia del Caldiero sono due momenti indimenticabili.
L’approdo al Caldiero è arrivato nell’ultimo giorno di mercato, ma in un minuto ti sei preso subito la scena. Nel passaggio dalle giovanili al calcio professionistico, quali sono le differenze che hai notato rispetto al modo di vivere il calcio in un settore giovanile?
Cambia il tipo di gioco: in Primavera è un calcio più aperto, in cui si prova a giocare più con la palla, costruendo dal basso. In Serie C invece le squadre sono più chiuse, è un calcio più fisico, intenso e fatto di duelli.
Quanto è importante per la crescita di un ragazzo come te un ambiente sano e senza troppe pressioni come il Caldiero?
Tantissimo. A 20 anni crescere in un ambiente sereno, accogliente e di famiglia come questo non può che aiutarmi.
In Serie C ci sono tanti ragazzi che hai già affrontato in Primavera e che stanno facendo grandi cose. Credi sia corretto lasciar crescere i giovani nei campionati minori o pensi che in Italia si abbia un po’ troppa paura di lanciare i talenti nel calcio che conta?
Penso che vari di situazione in situazione. Secondo me, se un giocatore fa la differenza nelle giovanili, andrebbe lanciato dalla Prima squadra, per capire sul campo se possa starci. Ma ogni società ha obiettivi diversi, e magari non tutti hanno il coraggio e la fiducia per contare su un ragazzo molto giovane per raggiungerli.
Sei già nel mirino di alcuni club di serie B. Qual è l’aspetto del tuo gioco che senti di dover migliorare per fare un salto di qualità ulteriore?
Devo ancora migliorare su diversi aspetti: l’uso del piede debole, essere un po’ più furbo per leggere le situazioni, crescere ancora fisicamente. Queste sono le cose su cui devo ancora lavorare.
Mancini di grande talento che rientrano e calciano a giro che hanno fatto una “discreta” carriera ne conosciamo abbastanza. C’è qualcuno in particolare a cui ti ispiri?
Il mio idolo è sempre stato Del Piero. Di giocatori mancini che giocano nel mio ruolo me ne sono piaciuti tanti: Robben, Douglas Costa, Dybala. Mi piacciono molto i calciatori con tanta qualità.
In campo sei un calciatore coraggioso, che punta spesso l’uomo e non ha paura di prendersi responsabilità. Com’è Tommaso fuori dal rettangolo di gioco?
Sono un ragazzo molto tranquillo. Non amo molto la discoteca, preferisco passare del tempo con i miei amici, la mia ragazza o la mia famiglia. Magari uscire a bere una Coca Cola al bar e rimanere tutta la sera a parlare.
I goal in 13 presenze in Serie C sono già 4. Ti aspettavi di poter avere a questo impatto?
Mi aspettavo di poterlo fare, ma non fin da subito. Mi ha aiutato tanto l’ambiente che ho trovato a Caldiero, in cui mi è stata riposta immediatamente tanta fiducia da parte dei compagni e del mister, permettendomi di non perdere le consapevolezze che avevo acquisito nella scorsa stagione e adattarmi a questo campionato.
Per il Caldiero il sogno, ad oggi più che mai obiettivo, è la salvezza. E il tuo?
Il mio obiettivo personale è quello di arrivare il più in alto possibile. È il mio sogno e lavoro tutti i giorni per raggiungerlo. Per quest’anno col Caldiero puntiamo alla salvezza. Sono sicuro che continuando su questa strada arriveranno i risultati.