(di Bulldog) In cauda venenum. Neppure il tempo di festeggiare le vittorie in Emilia e Umbria, di cantare Bella Ciao e di dichiararsi nuovamente anti-fascisti che, ecco, quei felloni di Bruxelles hanno chiuso l’accordo e il democristiano neofascista Raffaele Fitto (qui sopra nella foto Ansa), oplà, è vicepresidente esecutivo della Commissione Europea. Ed è vice in una Commissione composta da Socialisti, Popolari e Liberali. Insomma, un cavolo (nero) a merenda.

Intendiamoci, non era poi una posizione così peregrina quella di richiedere un vicepresidente “coerente” con la maggioranza che sostiene il bis di Ursula von der Leyen, ma non era molto intelligente alzare la clava dell’antifascismo militante per un democristiano di lungo corso che ha tanti amici pure nel centrosinistra e si è beccato financo l’endorsement di Romano Prodi. I Socialisti hanno avuto in cambio la salvezza della loro candidata – la ministra spagnola Teresa Ribera, quella che non voleva pulire i fiumi e si è beccata la peggiore alluvione di sempre a Valencia – certo, ma la figura barbina ci sta tutta.

Doppio sorriso per Giorgia Meloni – che all’estero incassa più risultati che non in Patria (ma si sa, governare gli Italiani non è solo impossibile, è anche inutile…) – che esce rafforzata a Bruxelles in vista della vera partita sul bilancio, nel nostro caso, nello sforamento del bilancio.

La Commissione Europea vira un po’ a destra e si allinea al mondo che cambia. Da Washington in qua. E qui sorge una domanda per i nostri Dem: valeva la pena alzare così rumorosamente le barricate per poi calare le braghe in un accordo politico (che ci sta tutto, sia chiaro)? è possibile pensare ad un’azione politica che non sia pensata e realizzata soltanto in chiave di sputtanamento dell’avversario? sicuri che questa strategia paghi?

Ad ogni modo, dopo tantissimi anni l’Italia ha un vicepresidente esecutivo con portafoglio. Incrociamo le dita…