(di Paolo Danieli) Alberto Sordi ( foto Enasc) in un’intervista che si può vedere su YouTube raccontava di essere stato presente in piazza Venezia il 10 giugno del 1940 quando Mussolini dal famoso balcone pronunciò il discorso dell’entrata in guerra dell’Italia.
«C’ero lì anch’io, al Caffè Castellino» raccontava e ricordava benissimo il tripudio dei presenti che gremivano la piazza all’inverosimile quando il Duce annunciò che l’Italia entrava in guerra. Con grande onestà intellettuale ammette: “io mi lasciai trascinare” dalla generale atmosfera di approvazione. Tutti erano incredibilmente contenti di fare la guerra. Erano vittime della propaganda.
Anche Alberto Sordi era stato contagiato dall’atmosfera che aveva invaso non solo piazza Venezia, ma tutta l’Italia. La guerra non veniva percepita per quello che è veramente, ma come veniva rappresentata dalla propaganda: giusta e utile. Gli italiani per la quasi totalità erano convinti che fosse necessaria e che avrebbe portato dei vantaggi. Non erano a conoscenza della realtà, ricorda Alberto Sordi, che veniva loro deformata dalla propaganda del regime.
La testimonianza di quel giorno di 84 anni fa è di una straordinaria attualità. E’ cambiato il contesto storico, sono cambiati i personaggi, ma il meccanismo è lo stesso. Oggi come allora la propaganda ha un ruolo fondamentale nel condizionare l’opinione della gente.
La sua potenza è incredibile. Tale da far dimenticare che immane tragedia è stata la 2ª guerra mondiale. Per più di mezzo secolo quel ricordo, vissuto in prima persona o trasmesso ai figli come insegnamento dai genitori, ha fatto della pace il bene supremo da perseguire. E le guerre, che pur hanno costellato quel periodo, a cominciare da quella del Vietnam, non hanno fatto altro che confermare l’importanza della pace e l’inutilità della guerra.
La propaganda del mainstream
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina qualcosa è cambiato. Il mainstream mediatico in modo surrettizio, ha riabilitato la guerra con l’obiettivo di ricollocarla nell’immaginario collettivo come qualcosa di necessario se non addirittura utile. Oggi la gente non viene più radunata in piazza Venezia. Ma nella grande piazza del web e dei media. Lo strumento è sempre lo stesso: la propaganda.
Rispetto ad allora oggi si avvale di mezzi più pervasivi ed è più fine. Procede per gradi.
Prima ha cercato di convincerci che, tutto sommato, la guerra serve per sistemare certe situazioni, che è uno strumento dei “buoni” per costringere i “cattivi” a comportarsi bene, cecando di renderla quindi eticamente accettabile. Poi ha spiegato le buone ragioni di una delle parti in causa: la propria. Quindi punta a rimuovere il terrore della guerra nucleare. Un po’ facendo credere che tanto è solo una minaccia e che non si farà mai. E un po’, buttandola lì di tanto in tanto, che, se proprio qualche bomba atomica dovesse scoppiare, avrebbe effetti limitati e non sarebbe poi la fine del mondo.
Paolo Mieli, giornalista di sinistra che si occupa di storia, con onestà intellettuale ha osservato che per comprendere le guerre e capire torti e ragioni, non basta esaminare gli ultimi avvenimenti, ma bisogna approfondire l’analisi risalendo nel tempo. Altrimenti è come dare ragione all’ultimo che parla.
Ed è questo il meccanismo con cui la propaganda ci sta bombardando riguardo alla guerra in Ucraina. La cui causa prossima è indubbiamente l’invasione del Donbas nel 2022. E fino al 2022? Non è successo niente. Fa comodo così.
Lo stesso per la guerra in Palestina, la cui causa prossima è il massacro al rave party compiuto da Hamas nell’ottobre 2023. Prima di allora non era successo niente. Ma per la propaganda non è conveniente parlarne. L’obiettivo non è rappresentare la verità, ma piegarla al proprio interesse, raccontando quello che conviene per spostare l’opinione publica da una certa parte.
E’ così che ogni giorno assistiamo alla narrazione del mainstream che spiega come sia lecito bombardare un ospedale, mitragliare un’ambulanza perché dentro c’era un”terrorista”. E sempre un “terrorista” c’era nei palazzi sventrati o nelle tendopoli dei profughi palestinesi bruciate nella striscia di Gaza. I 50 mila morti palestinesi sotto i bombardamenti israeliani sono solo degli effetti collaterali senza importanza. Ma se viene ucciso o anche solo ferito un israeliano viene presentato alla stregua di un martire della democrazia.
E se la guerra in Ucraina viene rappresentata come “utile” e “necessaria” è perché bisogna impedire che la Russia invada il resto dell’Europa e quindi anche l’Italia. Come se la Russia, che è il paese più esteso del mondo e che nei propri sterminati territori possiede fonti di energia enormi e tutte le materie prime, avesse interesse a impadronirsi di qualche pezzo d’Europa. E’ contro ogni logica. Ed anche contro la storia, visto che la Russia è sempre stata invasa, ma non è mai avvenuto viceversa.
Ma la propaganda utilizza questo spauracchio per giustificare all’opinione pubblica le enormi spese cui sono sottoposte le finanze dei rispettivi stati per alimentare la guerra. Sottacendo il rischio, ben più grave e realistico, che con l’escalation in atto si possa arrivare alla guerra atomica che significherebbe la fine dell’umanità.
Per fortuna è stato eletto Trump, che vuol far finire la guerra in Ucraina. E c’è da crederci. Anche lui è stato vittima della propaganda del mainstream, del deep state, che ha cercato di convincere l’opinione pubblica interna ed internazionale a suon di balle, come quella che Kamala era addirittura in vantaggio e che, per mal che le andasse, se la giocava per una manciata di voti.
Quanto poi la propaganda fornisse informazioni false per piegare la realtà ai propri desideri adesso è sotto gli occhi di tutti. Questa volta non ce l’hanno fatta. Ma quante altre volte ce la fanno! E’ un virus letale. L’unico rimedio è il vaccino. Che consiste nel pensare sempre con la propria testa e sottoporre a revisione critica tutte le notizie che ci arrivano. Da qualunque parte esse provengano.