(pd) Sappiamo bene che la decisione sulla candidatura alla presidenza del Veneto sarà presa al tavolo nazionale dai leader del centrodestra. E sappiamo anche che sarà discussa assieme a quelle delle altre regioni che vanno al voto nel 2025: Campania, Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta.
Inevitabile quindi che la scelta sia la risultante di valutazioni nazionali e locali. Non è quindi matematico che la scelta dei candidati dipenda unicamente dal peso dei rispettivi partiti. Il criterio sarà multifattoriale.
Anche per il Veneto i giochi sono tutt’altro che fatti. E le schermaglie per accaparrasi la candidatura sono già iniziate. Ognuno tira l’acqua al suo mulino. Com’è normale che sia.
Candidatura in base a un riequilibrio territoriale
Ma come Veneti e come elettori è molto più importante la prospettiva in cui vien fatta questa scelta. Perciò oltre al peso dei partiti, bisogna tener conto della qualità dei potenziali candidati, del loro curriculum, delle loro capacità e dell’attitudine a raccogliere consenso.
Però per noi veronesi c’è qualcosa di più. Non possiamo né dobbiamo più ignorare la rappresentatività del territorio. Anzi, dobbiamo pretendere che venga rispettata.
Fino ad oggi esiste uno sbilanciamento del potere regionale, che è tutto sul triangolo Venezia-Padova Treviso.
Verona è stata progressivamente marginalizzata e questo non è più accettabile. Nelle scelte elettorali per le regionali del 2025 bisognerà che si tenga conto anche degli equilibri territoriali. 30 anni, fra Galan e Zaia, hanno spostato il baricentro della regione ad est, tagliando fuori Verona.
Le regionali sono l’occasione per riequilibrare.
Però per farlo ci vuole una consapevolezza ed una volontà politica capace di superare anche le barriere di partito pur di far tornare a contare Verona, che tra l’altro è la più grande città del Veneto.
Non sarà facile. Da Roma è difficile percepire quello squilibrio di cui solo noi che lo viviamo sulla nostra pelle siamo consapevoli. E di cui solo consapevoli anche coloro che ne hanno finora tratto vantaggio, anche se fingono di non capire.
E allora il compito di spiegare alla Meloni, a Salvini e Taiani che dopo 50 anni è giunto il momento che la presidenza della regione vada a Verona è della nutrita delegazione dei nostri parlamentari.
Di persone valide ne nascono anche in riva all’Adige.
E’ in questa la prospettiva che bisogna ragionare per restituire a Verona la centralità che le spetta.
Sia FdI, che la Lega che Forza Italia hanno dei potenziali candidati di tutto rispetto. I nomi, per non far torto a nessuno, trovateveli voi. Ma ci sono. Questo giro, il candidato presidente, più che di questo o quel partito, è importante che sia veronese.