(di Sebastiano Saglimbeni) Una giornalista il 28 agosto del 1997 pubblicò un testo, piuttosto consistente, sul quotidiano “La Repubblica”, in occasione dell’uscita in Francia di alcuni libri  singolari riguardanti gli escrementi e i luoghi   dove vanno a finire, spesso luoghi di intimità e di confidenze delle dame. Libri, questi, che confermano come la scatologia oggi non scandalizzi più di tanto. 

Tema scatologico

Vogliamo dire della giornalista Elena Guicciardi. L’incipit del suo testo: “Dove c’è puzza di merda, si sente l’essere”, che è  una citazione presa in prestito da Antonin Artaud, il famoso poeta francese vissuto dal 1896 al 1948, autore, fra l’altro, del titolo “Ventre brŭlè ou la mère folle”(Il ventre bruciato o la madre folle). La nostra  giornalista sorvola “sugli aspetti strettamente tecnici e medici” di queste opere, ma si ingegna a tessere una  densa descrizione riguardante “l’evoluzione socio-culturale e la storia dell’umanità”. 

Questa evoluzione risale al primo uomo Mosè che avvertì il rischio che avrebbe comportato l’accumulazione degli escrementi umani. Il grande iniziato volle nel “Deuteronomio” che fossero sotterrati, “conferendo a tale prescrizione igienica” la seguente “connotazione religiosa” che recita: “Che il tuo campo sia sano, affinché Iahweh non si allontani da te ”. 

Lontano, a non finire, il tempo da quando le civiltà  degli Ebrei, degli Egiziani, dei Greci e poi dei Romani incominciarono a costruire fognature. Nel testo, di cui traiamo  spunto per dire più avanti dell’altro, curioso e comico, vengono ricordati i Romani come il popolo all’avanguardia nelle costruzioni di latrine per il pubblico e per i privati, chiamate “cacabulum” o “excrementa accomodatae”

Con l’Alto Medioevo, queste costruzioni civili ed igieniche decaddero e accadde che i rifiuti umani, nemmeno seppelliti, ma lasciati, sporcizie, dal fetore terribile, qua e là, generarono  epidemie di pesti e di vaiolo nelle città. Persino a Parigi. Nel capoluogo francese, al Louvre, trasformatosi in “un’immonda cloaca”, militari, servi, cortigiani, non si facevano alcun riguardo di lasciare le loro feci,  nei “corridoi e perfino nei saloni del palazzo reale”. 

Con l’inizio del 18°secolo, la Francia, su “ispirazione anglosassone” incominciò a moralizzarsi con le costruzioni di servizi sanitari nelle stanze domestiche, appartenenti, ovviamente, alle classi dabbene. Con la promulgazione di un editto che risale al 1833 vennero realizzate le latrine per il pubblico. La classe discesa da “magnanimi lombi”, per dirla con Giuseppe Parini, poté usufruire dei vasi da notte “ in porcellana di Cina, di Delft o di Saxe, spesso adorni di motivi floreali, molto apprezzati come regali di nozze, oppure in metalli preziosi, ornati in stemmi patrizi”.  Da ricordare che l’origine di questi pezzi che possiamo definire sculture multiple funzionali o di “necessità”  si sperde nel tempo.

La Guicciardi, cogliendo bene dai testi francesi, ci fa sapere che di vasi  da notte se ne sono ritrovati degli “esemplari in oro nelle tombe egizie” e che “i sibariti furono i primi a servirsene durante i festini”. Parecchio antica pure l’esistenza delle “seggette” o poltrone bucate per inserirvi un vaso da notte, rivestite di tessuti o decorazioni sfarzose, che consentivano ai sovrani, ai grandi signori e agli uomini di affari di conversare tranquillamente seduti sul ‘trono’, dal quale potevano comandare, condannare, pure mentre stavano svuotando le loro viscere

Trattato quel  diffuso gusto che  tanti provano con le letture fatte nei gabinetti. “Certi studiosi si facevano installare una piccola biblioteca nelle loro toilette”. Sicuramente, questi,  erano studiosi, veri studiosi, che non potevano sprecare tempo nemmeno per i loro naturali bisogni. In verità, non capita raramente che persone studiosissime e di grandi affari, dicono oggi seriamente  di non trovare nemmeno tempo per andare alla toilette. 

Tema scatologico

Il presidente della Repubblica francese Poincarè “si vantava di averli  digeriti i dieci volumi della Storia del Consolato dell’Impero di Thiers” nella sua toilette. Nel 18°secolo, sempre in Francia, viene “consacrata” la grande invenzione del bidet, che vuol dire  ‘cavallino’, allusione al gesto di inforcarlo”. Il bidet, servizio sanitario tanto comodo, soprattutto, alle donne, venne salutato come un vanto, un avvenimento quando incominciò, subito dopo quest’ultima guerra, ad entrare nei servizi semplici dei poveri. Ma la Chiesa vide questo piccolo e grande confort  come un “oggetto di abominazione”, in quanto lo associò “alla masturbazione o al gesto di sopprimere un ovulo fecondato”. Pure nella temperie dittatoriale del fascismo “difensore delle teorie nataliste, l’uso del bidet fu denigrato per gli stessi motivi”. 

“Oggi”, si domanda la scrivente, “a che punto siamo in fatto di impianti igienici ?” E si risponde che la Germania occupa un primo posto e che la segue l’Inghilterra, per ciò che concerne “l’estensione delle fognature e l’equipaggiamento delle strutture di depurazione”. Così, più o meno, come questi due Paesi, l’Italia e la Spagna, considerate, un tempo, arretrate. Non così la Russia, dove “i pisciatoi di Mosca  sono i più sozzi del mondo”. Una “palma d’oro”, va assegnata  agli Stati Uniti d’America, pure al Giappone. In Cina, nelle aree popolari, “esistono latrine collettive per 40 persone”,  mentre in India, in “alcune città non esistono neppure gabinetti pubblici”

Tema scatologico

Pienamente conclusiva la chiusa del pezzo che abbiamo consultato, con un’antitesi: da un lato, le scorie umane considerate nei paesi islamici tuttora come “una possibile dimora” di spiriti maligni, dall’altro, come vengono (nel nostro occidente) considerate in arte. Così sono stati ricordati il pittore Jean Pierre Dupuis con la sua “ready-merdes” e il nostro Piero Manzoni, autore della “Merda d’artista”. Con quest’opera e con altre del genere seriali, Manzoni ha voluto lanciare il suo grido di protesta contro tutti quei prodotti mangerecci conservati nelle scatole, provenienti, in massima parte, dall’America “nutrice”. 

Tema scatologico
foto Ansa

Segue nel pezzo un cenno al Centro Pompidou organizzatore di diverse esposizioni “sul tema delle funzioni organiche e delle scorie umane” e alla grande New York, dalle mille e mille genti di ogni parte della terra, organizzatrice di una mostra dal titolo “Shit”. Che è quella cosa con la quale possiamo identificare certa gente americana, facilmente ed eccessivamente disumana. Leggiamo, infine, che nei Paesi Bassi  “è stato inaugurato un ‘Museo della Merda’ ”, mentre  in Austria un “Museo dei mobili da defecazione”. 

Scriviamo ora dell’altro. Ricordiamo un’altra nostra Italia, non quella di oggi in linea con la Francia, la Germania e gli Stati Uniti, per quanto concerne gli apparati dei servizi igienici. Vogliamo dire dell’Italia di ieri, così com’era sino al 1960, soprattutto, in alcuni piccoli centri, dove non c’erano nelle case l’acqua potabile e conseguentemente il resto.

Tema scatologico

Chi, tra la generazione anziana, non ricorda gli orinali o pitali, nascosti sotto il letto o nei comodini? C’erano famiglie povere che non potevano possedere nemmeno questi e conseguentemente certi bisogni dovevano compiersi fuori, negli angoli di alcune vecchie case, all’alba, di sera, di notte o quando non transitava per le strade la gente. C’era difatti in ogni quartiere una specie di cesso pubblico o, volgarmente detto, cacatoio, all’aperto, che spesso ripulivano le scrofe e le galline, in libera uscita, quando non si cibavano di altro.  Se potevano gli escrementi nelle strade saziare porci e galline potevano pure diventare uno strumento di beffa. 

Accadeva  difatti che certa gente, nelle nottate buie di un tempo, svuotava l’orinale pieno dinanzi alle soglie delle case di alcuni nobili, superbi e senza cuore. Accadeva pure  un po’ diversamente che altra gente faceva i propri bisogni dinanzi alla sezione del Fascio, come segno di protesta al regime del duce che si occupava di fare strade in Africa. Ma c’era chi raccoglieva, quasi amorevolmente, per le strade gli escrementi animali e umani in canestri o in sacchi per recarli in campagna dove diventavano concime per il grano germogliato o per gli ortaggi. Meravigliose persone, ecologiste ante litteram!

Non abbiamo dimenticato un altro gesto del genere spassoso. Alcuni giovani una sera s’erano recati ad intonare una canzone, accompagnata al suono dell’organetto, sotto le finestre di una bella contadina, “bella come il sole e tutta mielosa”, ma la canzone era di “risposta”, offensiva. La madre della giovane, che aveva inteso le brutte parole rivolte alla figlia illibata, lanciò, non vista, senza sbagliare mira, da una finestra su quei giovani il vaso da notte pieno di escrementi. Quei giovani dovettero inghiottire il rospo e per di più subirono gli scherni dei loro compagni che avvicinandoli si otturavano le narici. Accadde in una comunità della Valle D’Agrò, in provincia di Messina, ma pure, per altri motivi, si verificarono altrove gesti  spassosi del genere. 

A Verona, una volta, alcuni pittori nei loro poveri e freddi atelier, in affitto, cari, senza servizi, defecavano su pezzi di carta di giornali che appallottolati lanciavano sui tetti. Una protesta contro la stampa che li ignorava. Gesti simili si verificavano pure a Messina, dove, nelle case con tanto di servizi, quando in estate veniva a mancare l’acqua, diversa gente raccoglieva nella carta del giornale i  loro escrementi, poi, a tarda notte, il lancio dalle finestre. Pure questa una protesta, contro la disinformazione.

Tante altre vicende si possono raccontare sulle scorie umane. Sicuramente c’è chi ne conoscerebbe tante, ma che non possono uguagliare quella stupenda narrazione di Giovanni Boccaccio che in una parte di una sua novella tratta il tema scatologico, là dove il mercante Andreuccio da Perugia, ingannato da una bella puttana palermitana in Napoli, finisce per imbrattarsi tutto di sterco.

 E chiudendo con il tema scatologico o scurrile (secondo gli eterni moralisti),  ricordiamo che un gruppo di artisti siciliani, anni fa, doveva organizzare una curiosa mostra consistente in una esposizione di vasi da notte che erano stati recuperati in 

alcune piccole comunità. La mostra voleva simboleggiare un omaggio ad alcuni politici, considerati “facce di orinali”. Non abbiamo saputo più nulla. Potrà ancora realizzarsi, se non con vasi da notte, con sacchi di fetida immondizia, che non manca, raccolta esposta nelle strade in omaggio a quei governanti che vogliono la vergognosa  costruzione del ponte sullo Stretto, laddove tutto -non è solo leggenda- è terribilmente mostruoso.