Gli esponenti della maggioranza si difendono dalle critiche dicendo che gli stanziamenti per la salute dei cittadini non sono mai stati così alti. Che è vero in termini assoluti, ma che è semplicemente l’adeguamento all’inflazione e all’aumento delle spese. Inoltre contestano il metodo di valutare la spesa  sanitaria mettendola in rapporto al Pil. ‘Se per assurdo il Pil crollasse a zero- dicono- non è che per questo potremmo annullare la spesa sanitaria’. Un metodo usato peraltro in tutto il mondo.

La spesa sanitaria pro capite è troppo bassa

C’è allora un altro metodo per valutarne l’adeguatezza: il rapporto spesa sanitaria pro capite, ovvero quello che lo stato spende per le esigenze sanitarie di ciascuno dei suoi cittadini, dividendo la spesa complessiva per il numero degli abitanti.

Ed anche con questo metodo risulta che la spesa è inferiore ai nostri partner europei. Secondo il rapporto Svimez (Associazione per lo SViluppo dell’Industria nel MEZzogiorno) presentato oggi la sanità italiana è sottofinanziata e sta scendendo rispetto all’Europa. Ed a sostegno di questa affermazione porta i dati della spesa per abitante.

Essa è aumentata, come dice il governo, in termini assoluti, del 5% dal 2019, anno pre-Covid, al 2022. Ma negli altri paesi europei è crescita molto di più. In Germania è aumentata del 15%, in Francia del 13%, in Spagna del 10%.

Nel 2023 l’Italia ha speso per la salute dei suoi cittadini 1.760 euro pro capite. La Germania 3.758 euro, la Francia 3.186 e la Spagna 1.918.