Due parole d’ordine, «pianificare» e «prevenire». Che si traducono in azioni concrete come l’elaborazione dei Piani di emergenza comunale o i protocolli d’intervento. Il tutto per salvaguardare i territori e prepararli a gestire al meglio le emergenze, specie quelle connesse a quel cambiamento climatico che genera eventi e calamità naturali sempre più frequenti ed estreme.
Se n’è parlato durante il convegno organizzato oggi in Gran Guardia dall’Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia e dalla Commissione Supporto alla Protezione Civile: «Pianificazione, prevenzione e gestione delle emergenze — Buone pratiche e casi significativi di Protezione Civile sul territorio veronese», questo il titolo dell’appuntamento. Un incontro che ha riunito esperti per discutere di potenzialità e modelli di prevenzione dei rischi attraverso interventi mirati, sottolineando il ruolo di colonna portante della Protezione Civile per la sicurezza collettiva e ponendo l’attenzione su casistiche di interventi effettuati nell’ultimo decennio a Verona e non solo.
I rappresentanti della Commissione Supporto alla Protezione civile, Francesco Isalberti e Alessandro Dai Prè, hanno ricordato che la commissione stessa, ricostituitasi l’anno scorso, vuole «incarnare e diffondere l’idea che l’Ordine possa essere un costante punto di riferimento e supporto tecnico per le istituzioni, chiamate ad affrontare il tema delle emergenze non soltanto nei momenti di crisi: se i Comuni adottano piani efficaci per la sicurezza del territorio, specie in tempi di cambiamenti climatici, il costo della cultura della sicurezza per territori e comunità diventa davvero sostenibile».
«La prevenzione è la chiave per garantire la sicurezza e preservare il nostro ambiente e le comunità che vi risiedono», evidenzia il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Matteo Limoni che aggiunge «il territorio è sempre più vulnerabile a causa dei cambiamenti climatici e della mancanza di adeguate misure contro gli incendi e i terremoti».
Ha portato un saluto Stefania Zivelonghi, assessora alla Protezione Civile del Comune di Verona.
L’ingegner Armando Lorenzini, responsabile Protezione Civile e Dissesti idrogeologici per la Provincia di Verona, si è occupato proprio del tema della pianificazione dei Comuni. «Sottovalutata, la pianificazione di emergenza è uno degli aspetti più importanti per le amministrazioni pubbliche, che spesso affrontano le calamità cercando d’inventarsi gli interventi di soccorso — così Lorenzini — Tutto deve partire dalla conoscenza del territorio e delle sue criticità nonché delle risorse umane, dai tecnici alle imprese, e degli strumenti per gli interventi da effettuare in tempo di “pace” a scopo preventivo».
Va ricordato che nel 2024 gli interventi della Protezione Civile tra Verona e fuori provincia, tra gli altri, hanno riguardato otto ricerche di persone disperse, casistica peraltro in aumento, quindi quattro episodi di sversamento di idrocarburi, un disinnesco di ordigni bellici e nove emergenze per eventi meteorici avversi: in quest’ultimo caso, gli ultimi anni registrano una crescita della magnitudo di fenomeni come bombe d’acqua, grandinate, venti forti, eccessive nevicate ed eccessiva siccità. Tra le nuove emergenze non convenzionali, poi, ci sono l’inquinamento di acquedotti e black-out elettrici.
Di mitigazione del rischio connesso al dissesto idrogeologico e idraulico si è poi occupato l’ingegner Paolo Marchetti, direttore del Genio Civile di Vicenza. Secondo Marchetti, bisogna partire dalla «protezione o il controllo degli elementi territoriali esposti al rischio riducendone la vulnerabilità. Le azioni possono essere strutturali, come gli interventi di protezione attiva, e non strutturali, come la pianificazione dei territori e dei protocolli d’emergenza». Nel suo intervento Marchetti ha proposto anche esempi reali di mitigazione e riduzione del rischio rispetto a «eventi di piena, sempre più frequenti e intensi, nuovamente conseguenza del cambiamento climatico in atto».
Direttore tecnico del Consorzio Bonifica Veronese, l’ingegner Andrea De Antoni ha parlato di «esperienze recenti di prevenzione e difesa idraulica», proponendo esempi di interventi operati dal Consorzio nell’ultimo decennio. Dopo il focus sulle norme in materia di acque e rete idraulica, e sulla tutela del territorio rurale e delle aree urbane dagli effetti del cambiamento climatico, De Antoni ha spiegato come il Consorzio collabori con la Protezione Civile e come la sua attività quotidiana sia volta a progettare, eseguire, testare e fare manutenzione di opere di «prevenzione civile». Una «prevenzione» che va a supporto degli amministratori locali e che deve passare attraverso la «realizzazione di casse di laminazione, il risezionamento e la calibratura degli argini, la creazione di canali scolmatori e un’opera continua di manutenzione dei corsi d’acqua».
Al convegno in Gran Guardia è intervenuto anche Alessandro De Giuli, responsabile dell’Ufficio difesa idrogeologia dell’U.O. Forestale Ovest, ha approfondito le «emergenze idrauliche in ambito montano» sottolineando che: «I principi ispiratori della difesa del suolo in ambito montano si basano sulla conoscenza capillare del territorio in tutti i suoi aspetti: idrogeologico, ambientale, economico e sociale.
È un approccio riferito al bacino idrografico piuttosto che alla sola asta torrentizia, e si esercita sia con interventi diretti di manutenzione idraulica, che con la gestione di tutte le trasformazioni territoriali che possono comportare rischi elevati sull’assetto idrogeologico, vista anche l’estremizzazione degli eventi meteorici a cui stiamo assistendo. È sempre più necessaria la consapevolezza da parte di tutti gli Enti deputati alla gestione del territorio che la sicurezza idraulica è possibile solo con uno sviluppo sostenibile delle attività umane che interagiscono con i fattori ambientali».
Al centro della riflessione di Alberto Piva, direttore dell’area tecnica del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, c’è stata la «Prevenzione e difesa idraulica nel comprensorio del Consorzio». «Il Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta – ha spiegato Piva – assicura una gestione integrata e tempestiva delle emergenze, grazie a un sistema di vigilanza costante sul territorio e a un servizio di reperibilità H24 garantito dal personale tecnico e operativo».
Piva ha aggiunto che nel 2024 sono stati stanziati 1,2 milioni di euro per fronteggiare eventi meteorologici straordinari, destinati a interventi urgenti per limitare i danni alle infrastrutture idrauliche compromesse. «Tuttavia, la strategia del Consorzio», ha rimarcato «pone al centro la prevenzione, con azioni strutturali mirate a migliorare la capacità di deflusso delle acque, ristabilire le fasce di rispetto e realizzare vasche di laminazione; queste misure si integrano con iniziative innovative, come il depaving per ridurre il deflusso nelle aree urbanizzate e la promozione dei Piani Comunali delle Acque, strumenti fondamentali per la riduzione dei rischi idraulici. Tale visione si realizza solo attraverso un lavoro sinergico con la Protezione Civile e il coinvolgimento attivo delle comunità locali».