(di Paolo Danieli) Il Censis con il 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, ha fatto una fotografia dell’Italia dalla quale si possono ricavare importanti elementi di riflessione, sia sul versante politico che su quello sociale.
I dati economici dimostrano un peggioramento generale negli ultimi 20 anni. Dal 2003 al 2023 il reddito e la ricchezza pro-capite sono diminuiti del 7% e del 5,5%. A farne le spese è il ceto medio che comincia a mettere in discussione quelli fino a ieri che parevano dei punti fermi della politica.
La grande maggioranza degli italiani è su posizioni antioccidentali, non crede più alle democrazie liberali, all’Europa e alla Nato.
Il 71% pensa che se non cambia l’Unione Europea è destinata a sfasciarsi.
Il 70% ritiene che l’Occidente pretende di imporre agli altri paesi il proprio modello economico (libero mercato) e politico (democrazie liberali).
Il 68,5% pensa che le democrazie occidentali non funzionano più.
Il 66% ritiene l’Occidente, Usa in testa, responsabile della guerra in Ucraina e in Medio Oriente.
Solo il 31% è disponibile ad aumentare le spese militari come chiede la Nato.
Il 38,3% si sente minacciato dall’ingresso nel Paese dei migranti, mentre l’Italia è il paese europeo con il record di concessione di cittadinanza agli stranieri: +112% in 10 anni.
Sono percentuali molto marcate, che vanno nel al di là della semplice maggioranza degli italiani. Quando a pensarla in un certo modo è una quantità attorno al 70% significa che è la maggioranza assoluta. E questo nonostante la propaganda quotidiana del mainstream che attraverso i principali media cerca, inutilmente, di convincere la gente dell’esatto contrario di ciò che invece pensa autonomamente.
A fronte di questi dati inconfutabili prodotti dal Censis, un istituto di ricerca serio e accreditato che dal 1964 studia la società italiana, non si può fare a meno di osservare che la politica del governo è esattamente all’opposto di quello che pensa la maggioranza dei cittadini.
Ciò testimonia per un grave deficit di democrazia. Il che evidenzia un grave scollamento fra paese reale e paese legale, le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili.
O, peggio ancora, come pensa il 68,5% degli italiani, che le democrazie occidentali, non funzionano più. Perché quando si verifica un gap cosi eclatante fra la volontà popolare e quello che fa il governo, soprattutto su questioni non da poco, come le scelte politiche che disgraziatamente potrebbero anche portarci alla 3ª guerra mondiale, vuol dire che la democrazia non è più tale. E questo la gente lo percepisce. E lo dimostra, per ora, con l’astensione dal voto, arrivata alle ultime elezioni europee al 51,7%.
Censis. Denatalità e invecchiamento avranno gravi ripercussioni sociali
Ad aggravare il quadro in prospettiva futura c’è poi la situazione socioeconomica che il Censis proietta per il futuro, partendo dalla situazione demografica.
Oggi il 58,3% della ricchezza delle famiglie è in mano a quella che l’istituto definisce la “generazione silenziosa”, ovvero dei nati prima della 2ª guerra mondiale ed i “boomer”, nati fra il 1945 e i primi anni ’60. La denatalità che affligge l’Italia farà sì che questa ricchezza verrà ereditata dalle generazioni successive. Ma essendo queste meno numerose, avrà l’effetto di concentrarsi nelle mani di meno persone.
Cosa destinata ad avere inevitabili effetti politici, con prevedibili tensioni sociali e rivendicazioni da parte degli immigrati e dei loro figli che reclameranno il diritto, come cittadini, di aver accesso a quella ricchezza. Una situazione che rischia di essere destabilizzante e della quale non s’interessano coloro che spingono per l’accoglienza indiscriminata e a tutti i costi. Compreso quello di consegnare ai nostri figli un paese spaccato con tutto quel che ne consegue in termini di sicurezza.
Chi ha in mano il governo, e in qualche modo il futuro dell’Italia, ha l’obbligo di tenere in grande considerazione il Rapporto del Censis e di riflettere urgentemente su quello che significa in termini di scelte politiche per il futuro della nazione.